L’artista che cura il mare: Annarita Serra e le sue opere fatte con i rifiuti raccolti sulla spiaggia

Anni fa ha rivoluzionato la propria vita e oggi si occupa di sensibilizzare sull’inquinamento del mare attraverso opere d’arte realizzate con la plastica trovata sulle spiagge. E la sua vita trasuda libertà e coraggio. Vi presento Annarita Serra.
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Sara Del Dot 17 Maggio 2021

Pezzi di plastica, soldatini mutilati e consumati dal sale, palette del gelato, vecchie ceramiche preziose, decine di paia di jeans, audiocassette, cotton fioc colorati, scatolette di sardine, piume e addirittura ciucci dispersi e unghie finte. Nel magazzino attiguo al piccolo laboratorio artistico di Annarita Serra, sotto una coltre di glicine a sud di Milano, si trova veramente di tutto. Risultato di anni e anni di ricerca e raccolta di materiali, materiali che qui vengono utilizzati come fossero colori per realizzare opere d’arte.

Sì, perché Annarita per creare i suoi lavori non usa tempere né pennelli, ma plastica e materiali di scarto raccolti dalle spiagge e rigettati dal mare. Ha iniziato vent’anni fa, quando ancora di questo tipo di inquinamento si preoccupavano in pochi. E intanto, le spiagge si riempivano di oggetti estranei e dannosi.

Al tempo la sua vita era molto diversa da come è oggi, libera e imprevedibile. Annarita lavorava nel settore marketing di una multinazionale, aveva un posto di lavoro fisso e una carriera ben avviata. Un giorno quello stesso lavoro l’ha portata in Nuova Zelanda, dove quasi all’improvviso ha percepito, fortissimo, il richiamo del mare. Lo stesso mare da cui lei stessa proveniva e a cui ha deciso di tornare per esaurire questa sua sensazione di appartenenza non più sopita e quindi irrefrenabile. Così, dopo l’esperienza oltreoceano si è recata in Sardegna, sua regione d’origine, precisamente a Piscinas, una spiaggia naturale e selvaggia che aveva visto in un documentario. Lì, con le mani immerse nella sottile sabbia bianca si è resa conto che non c’erano solo granelli dorati attorno a lei, ma tanti piccoli pezzi di plastica verde smeraldo. Che ha iniziato a raccogliere, non senza farsi domande sulla loro provenienza. Una volta tornata a Milano, una sera, dopo aver buttato questi frammenti sul parquet, si è accorta che potevano essere assemblati per creare una sorta di mosaico.

Inizia così in nuovo percorso artistico (e di vita) di Annarita Serra, un percorso che non fa che evolversi in continuazione. Dopo essersi licenziata per dedicarsi interamente alla sua arte e alla sensibilizzazione sull’inquinamento del mare, ha continuato a recarsi in Sardegna a raccogliere rifiuti dalle spiagge. Spiagge che in alcuni periodi dell’anno, racconta, sono costellate di accendini, infradito, assorbenti e strisce chilometriche di cotton fioc di plastica. Tutti rifiuti che vengono riportati a terra dopo diversi anni di viaggio nelle acque del mare. Oggetti di ogni forma e dimensione che vengono suddivisi per tipologia e colore per poi trasformarsi in elementi fondamentali nella composizione di quadri e installazioni.

All’inizio facevo le icone come Marilyn Monroe, Charlie Chaplin e la Ragazza con l'orecchino di perla così che le persone si incuriosissero e si avvicinassero per poi notare che si trattava di rifiuti. E quando scoprivano che quella che stavano guardano era plastica trovata sulle spiagge affermavano stupiti di non vedere mai tutti quegli scarti in giro. Eppure c’erano, c’erano eccome.”

Lo shock che ha provato Annarita quando si è resa conto di cosa stava accadendo al mare, quel pugno nello stomaco che le ha dato la spinta di provare a cambiare le cose, in primis ciò che non funzionava nella propria esistenza, è rappresentato perfettamente nell’opera intitolata Ricordo di Sardegna. Si tratta di un’ex batteria dell’autobus 90 di Milano che è stata riempita da un lato di conchiglie che le sono state regalate da una vicina in Sardegna, dall’altro invece di plastica raccolta da Annarita in tempi più recenti. La rappresentazione perfetta di ciò in cui stiamo trasformando tutto quello che c’è di bello sul Pianeta.

Un sogno realizzato, quello di fare l’artista, e una missione da compiere, quella di sensibilizzare le persone sull’inquinamento che affligge i luoghi in cui ogni anno trascorrono le vacanze. Ciò che Annarita insegna con la propria storia e la propria arte è che bisogna trovare il coraggio di compiere delle scelte che possono cambiarci la vita, in meglio, che la determinazione, la passione e l’amore sono un motore che può spingerci oltre i nostri limiti e verso la serenità. Ma soprattutto che la soluzione, che riguardi il Pianeta o la nostra storia personale, non può piovere dal cielo, è dentro di noi. Lasciamola uscire.