
Il rapporto tra i cittadini australiani e gli aborigeni non è mai stato così complicato, a tal punto che i primi non hanno la minima intenzione di riconoscere i diritti dei nativi. Così, il referendum per inserire il riconoscimento degli aborigeni è stato un fallimento. Se i cittadini dei sei paesi australiani avessero votato a favore del loro riconoscimento, gli aborigeni avrebbero potuto creare un organo in grado di decidere e incidere sulle scelte del Paese.
Di fatto secondo gli australiani, prima della colonizzazione britannica, non esisteva nessuno in queste terre: le "first nations" vengono disconosciute e il cammino verso la tutela dei diritti di queste popolazioni si interrompe bruscamente. "Questo momento di disaccordo non ci dividerà, siamo tutti australiani – spiega Albanese- Come australiani uniti dobbiamo portare il nostro Paese oltre questo dibattito. Troppo spesso nella vita della nostra nazione, i diritti e l’emarginazione degli aborigeni e indigeni di Torres sono stati messi in secondo piano, noi dobbiamo portare il dibattito al centro", a dirlo è Anthony Albanese, primo ministro australiano che aveva proposto il referendum per dare maggiori diritti a questi popoli, privi tutt'ora di un'adeguata tutela.
Il testo del quesito sul quale i cittadini israeliani sono stati chiamati a esprimersi è il seguente:
"Una proposta di legge: modificare la costituzione per riconoscere i Primi popoli dell’Australia istituendo una Voce aborigena e degli isolani dello Stretto di Torres. Approvi questa proposta di modifica?"
Se fosse passato il "Sì", gli aborigeni avrebbero potuto istituire l'organo costitutivo "Voce al Parlamento".