L’avvertimento della Iea: nel 2023 le emissioni di CO2 toccheranno un nuovo livello record

L’Agenzia internazionale dell’energia ha analizzato i piani di rilancio di oltre 50 Paesi del mondo, e quello che emerge è un quadro a dir poco impietoso: solo il 2% dei finanziamenti per sostenere la ripresa dell’economia, duramente colpita dalla pandemia, sono indirizzati verso le energie pulite.
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Federico Turrisi 21 Luglio 2021

Altro che ne usciremo migliori. L'urgenza di uscire dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 farà schizzare ancora più in alto il livello delle emissioni di anidride carbonica, principali responsabili del riscaldamento globale. Questo perché i piani di ripresa varati dai governi dei Paesi mondiali danno troppo poco spazio alle energie pulite. È questo il monito lanciato dall'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) che non risparmia nessuno nel Sustainable Recovery Tracker, pubblicato ieri.

Nel report sono state prese in analisi le politiche riguardanti la transizione ecologica messe in campo dai governi di oltre 50 Stati con i loro "Recovery Plan". Ebbene, degli oltre 16 trilioni di dollari di fondi stanziati per il rilancio dell'economia, solo 380 miliardi di dollari (ossia il 2% appena del totale dei finanziamenti) sono dedicati agli investimenti verdi.

Ragion per cui le previsioni della Iea dicono che nei prossimi due anni le emissioni di CO2 continueranno ad aumentare e per il 2023 è atteso il massimo storico a livello mondiale, superando il record stabilito nel 2018. C'è un altro aspetto di cui tenere conto. Mentre le grandi economie ricche, come gli Stati Uniti, gli Stati membri dell'Unione Europea e il Giappone stanno puntando maggiormente sulle energie rinnovabili e sono sulla buona strada per ridurre le proprie emissioni, i Paesi in via di sviluppo rimangono indietro e da loro proverrà circa il 90% della crescita prevista delle emissioni di gas serra. Aiutarli a essere più sostenibili dovrebbe diventare quindi una sfida cruciale.

"Non solo gli investimenti in energia pulita sono ancora lontani da ciò che è necessario per mettere il mondo sulla strada giusta per raggiungere le zero emissioni nette entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per impedire che le emissioni globali raggiungano un nuovo record. Questo fatto è molto preoccupante", ha commentato Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea. La crisi climatica richiede azioni immediate e incisive. Ecco perché acquisisce ancora più importanza un appuntamento internazionale come la Cop26 di Glasgow, prevista per il prossimo novembre.