Le attiviste di Fridays for Future incalzano Conte e Costa: “Agire subito per rispettare l’accordo di Parigi”

Nella videoconferenza in cui si sono confrontati da una parte il premier italiano e il ministro dell’ambiente, e dall’altra cinque attiviste del movimento Fridays for Future, tra cui anche la fondatrice Greta Thunberg, si è parlato di emergenza climatica e delle misure che deve prendere la politica per affrontarla. L’incontro, anche se virtuale, conferma che il canale di dialogo tra i giovani per il clima e le istituzioni è aperto.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 20 Ottobre 2020

L'emergenza climatica va affrontata come una crisi, allo stesso modo in cui viene trattata quella sanitaria in corso. Con la pandemia le piazze e le strade non possono riempirsi di ragazzi che scioperano per il clima, ma le richieste del movimento Fridays for Future non cambiano. L'Italia gioca – o forse è meglio dire dovrebbe giocare – un ruolo di primo piano nella lotta contro i cambiamenti climatici. Perché non solo è la terza economia europea, ma anche il Paese co-organizzatore (insieme alla Gran Bretagna) del Cop26, il cruciale vertice sul clima che si terrà nel novembre dell'anno prossimo a Glasgow.

L'esigenza di agire subito e in maniera incisiva è stata ribadita ieri in videoconferenza di fronte al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell'ambiente Sergio Costa da cinque giovani attiviste provenienti da diversi paesi europei: Greta Thunberg, che ormai non ha bisogno di presentazioni, la tedesca Luisa Neubauer, la belga Adélaïde Charlier e altre due esponenti di Fridays for Future Italia, Martina Comparelli e Laura Vallaro. Numerosi i temi affrontati: dalla necessità di ridurre le emissioni di carbonio e del passaggio verso le rinnovabili all'eliminazione dei sussidi statali ai combustibili fossili. "C'è bisogno di maggiore impegno se vogliamo raggiungere gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi", sottolinea Martina Comparelli. "Ma l'Italia non sta facendo abbastanza".

Siete deluse dall'incontro di ieri?

Non direi deluse. Non puoi essere deluso se le tue aspettative non erano alte. Se c'è stata davvero una presa di coscienza da parte della politica, lo vedremo con le loro azioni. A un certo punto il tempo delle parole dovrà finire.

Di che cosa avete discusso?

Si è parlato molto del ruolo dell'Europa. L'Unione Europea sta ragionando su una modifica delle sue politiche climatiche. All'inizio si era posta l'obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. Ma questo non basta per rimanere in linea con l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale sotto i due gradi, e possibilmente sotto 1,5 gradi, rispetto all'era preindustriale come stabilito dall'Accordo di Parigi. Abbiamo solo 7 anni per abbattere il livello delle emissioni di gas climalteranti prima di arrivare a un punto di non ritorno. Occorrono obiettivi più ambiziosi.

E al governo italiano, in particolare, che cosa chiedete?

Vogliamo solo che si faccia qualcosa per fronteggiare efficacemente la crisi climatica, come per esempio rendere il Pniec (il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, ndr) molto più ambizioso. Noi di Fridays for Future teniamo particolarmente poi alla cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi, e abbiamo avuto modo di ribadirlo anche alla Camera dei Deputati poche settimane fa. Secondo me la nostra classe politica è consapevole della gravità dell'emergenza climatica, ma ormai non bastano più gli impegni presi a parole. Ci vogliono le azioni concrete, proprio perché è tardi. Già adesso stiamo assistendo alle conseguenze del riscaldametno globale: basta vedere le recenti perturbazioni che hanno colpito il nostro Paese oppure l'emergenza incendi in California.

A proposito di impegni presi a parole, come pensi che si possa affrontare a livello comunicativo un nemico subdolo come il greenwashing?

Onestamente mi fa quasi paura questo fenomeno: come si fa a parlare di "gas pulito"? È una contraddizione. Allora capisci che il nostro è un lavoro di sensibilizzazione. Ci dobbiamo chiedere: come comunicare ciò che dice la scienza, che è molto più complesso rispetto alle operazioni così radicate di greenwashing? Bisogna lavorare molto con i media e dare alla crisi climatica il peso che le spetta, con un approccio sempre scientificamente corretto e mai sensazionalistico. Serviamoci di episodi concreti e usiamo il presente, perché il cambiamento climatico è qui e ora. Una volta che il messaggio veicolato dai media è chiaro, arriva alle persone, che sono dei cittadini e degli elettori, e dunque alle istituzioni. È questa la chiave.

A quando il prossimo incontro con il premier Conte?

Non lo sappiamo. Se il governo vuole parlarci di nuovo, noi ci siamo. Quando ci siamo congedati, abbiamo detto a Conte e al ministro Costa: "We've been watching you", cioè vi teniamo d'occhio. Infine, tengo a sottolineare un punto: a noi interessa che il dialogo con le istituzioni continui, non per litigare ma per continuare a spingere. Se pensano che siamo dei ragazzi arrabbiati e irresponsabili va a finire che non ascoltano più quello che abbiamo da dire. Noi invece passiamo ore per studiare e approfondire l'argomento, e dobbiamo continuare a presentarci come interlocutori credibili.