Le attività umane hanno sconvolto il trasporto dei sedimenti da parte dei fiumi: negli ultimi 40 anni cambiamenti mai visti

Una ricerca curata dal Dartmouth College ha evidenziato grandi cambiamenti nel modo in cui trasportano sabbia o argilla, con un calo dei sedimenti nell’emisfero settentrionale e un aumento in quello meridionale: così facendo, si rischia di sconvolgere l’equilibrio di interi ecosistemi.
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Gianluca Cedolin 16 Luglio 2022

L'impatto dell'uomo sulla natura quasi sempre sconvolge gli equilibri degli ecosistemi, li cambia, o addirittura li distrugge. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science, curato dal Dartmouth College e intitolato Rapid changes to global river suspended sediment flux by humans, ha evidenziato come negli ultimi quarant'anni abbiamo causato cambiamenti senza precedenti al trasporto dei sedimenti fluviali, rivoluzionando la vita dei principali corsi d'acqua del mondo.

La ricerca ha utilizzato le immagini satellitari della Nasa e degli archivi digitali di dati idrologici, esaminando e modifiche nella quantità di sedimenti trasportati negli oceani da 414 dei più grandi fiumi del mondo, dal 1984 al 2020. I sedimenti come sabbia, limo e argilla hanno una cruciale funzione ecologica, perché creano l'habitat per gli organismi a valle e vicino alla foce del fiume, ma anche per la nostra vita, perché danno nutrienti ai suoli agricoli delle pianure e proteggono le coste dall'innalzamento del livello del mare. Sono tutte funzioni però messe in pericolo a causa dell'attività umana.

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C'è una cesura abbastanza evidente tra l'emisfero nord e quello sud: «Le dighe hanno sostanzialmente ridotto il flusso di sedimenti nel nord globale, mentre i cambiamenti nell'uso di suolo hanno aumentato il flusso di sedimenti nel sud globale». Non parliamo di inezie, ma di sconvolgimenti veri e propri, perché nell'emisfero settentrionale il flusso è calato del 49% rispetto alle condizioni pre-dighe, mentre al sud la concentrazione di sedimenti sospesi è salita del 41%. Tutto questo altera chiaramente la capacità dei fiumi di funzionare e quindi l'equilibrio di interi ecosistemi, anche su scala globale, perché i sedimenti finiscono negli oceani.

«Gli esseri umani sono stati in grado di alterare i fiumi più grandi del mondo a velocità che non hanno precedenti nella recente documentazione geologica – ha detto Evan Dethier, post-doc a Dartmouth, come riportato in un comunicato diffuso dal Dartmouth College -. La quantità di sedimenti trasportati dai fiumi è generalmente dettata da processi naturali nei bacini idrografici, come quanta pioggia c'è o se ci sono frane o vegetazione. Scopriamo che le attività umane dirette stanno sopraffacendo questi processi naturali e persino superando gli effetti del cambiamento climatico. In molti casi in tutto il mondo, abbiamo costruito il nostro ambiente attorno ai fiumi e al modo in cui operano, per l'uso nell'agricoltura, nell'industria, nel tempo libero, nel turismo e nei trasporti, ma quando l'attività umana interrompe improvvisamente il modo in cui i fiumi funzionano, potrebbe diventare difficile adattarsi in tempo reale a tali impatti».