
Il mondo finanziario è importantissimo per cambiare le cose nel mondo, anche dal punto di vista ambientale. Eppure pare che il settore bancario di tutto il mondo non faccia che finanziare e favorire realtà spesso protagoniste della perdita di biodiversità. In pratica, invece di veicolare un cambiamento positivo e proteggere l’ambiente, contribuiscono alla sua distruzione.
Secondo un nuovo rapporto dal titolo Bankrolling Extinction, realizzato dal gruppo portfolio.earth composto da esperti di finanza, economia e ambiente per indagare l’impatto ambientale di questo mondo, nel 2019 le 50 più grandi banche del mondo hanno erogato oltre 2,600 miliardi di dollari a settori legati alla distruzione degli habitat naturali e degli ecosistemi. Praticamente una cifra superiore al Pil del Canada intero nello stesso anno.
Si parla di realtà come Bank of America, Citigroup, Jp Morgan Chase, Mizuho Financial, Wells Fargo, Bnp Paribas, Mitsubishi UFJ Financial, Hsbc, Smbc Group e Barclays, ma anche di due made in Italy come Unicredit e Intesa San Paolo, che insieme hanno erogato 56.222 milioni di dollari solo nel 2019.
Per effettuare questa valutazione, gli esperti hanno individuato i servizi finanziari forniti dalle banche di investimento a quei settori che secondo le stesse Nazioni Unite rappresentano le principali cause di perdita di diversità, come produzioni alimentari, silvicoltura, estrazioni minerarie, combustibili fossili, turismo, infrastrutture, trasporti e logistica.
E ciò accade perché, secondo il rapporto, non sono al momento attive delle politiche efficaci di difesa degli ecosistemi che possano regolare le policies di questi big finanziari a livello di tutela ambientale. In pratica, loro possono muoversi in questo modo senza interessarsi all’impatto ambientale che le loro azioni finanziarie potrebbero provocare.
Gli enti finanziari e le banche, però, ricoprono un ruolo fondamentale nella tutela del Pianeta e non possono ignorarlo, dal momento che da loro potrebbe dipendere un’enorme fetta di una biodiversità già troppo in pericolo.
All’interno del rapporto viene quindi richiesto: