Le foreste pluviali assorbono meno CO2, si complica la lotta contro il cambiamento climatico

Gli scienziati lanciano l’allarme: rispetto agli anni Novanta si è ridotta di circa un terzo la capacità delle foreste tropicali di immagazzinare anidride carbonica, sottraendola dall’atmosfera. L’umanità rischia di perdere così un prezioso alleato per cercare di mitigare l’emergenza climatica.
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Federico Turrisi 9 Marzo 2020

La fotosintesi clorofilliana è uno di quegli argomenti che si studiano fin dalle elementari. Lo sappiamo tutti che attraverso questo processo gli alberi assorbono dall'atmosfera anidride carbonica (la famigerata CO2, o diossido di carbonio), immagazzinandola nella loro biomassa e rilasciando in cambio ossigeno. Non a caso, le grandi foreste pluviali, come quella amazzonica in Sudamerica o quella del Congo in Africa centrale, vengono definite i "polmoni verdi" del pianeta. Ma se i nostri polmoni non funzionano più così bene, allora sono guai seri.

Una vasta ricerca internazionale, che ha coinvolto ricercatori di decine di istituti e di atenei di tutto il mondo (per l'Italia hanno partecipato l'Università di Firenze e del MUSE-Museo delle Scienze di Trento) e che ha conquistato la copertina del numero di questa settimana della rivista scientifica Nature, ci mette in guardia: le foreste tropicali intatte hanno rappresentato negli anni Novanta e nei primi anni Duemila circa la metà dell'assorbimento globale di carbonio terrestre, eliminando il 15% delle emissioni antropogeniche (ossia dovute alle attività umane) di anidride carbonica; tuttavia, nell'arco dell'ultima decade 2010-2020 hanno perso in media del 33% la capacità di sequestrare CO2. In questo modo diminuisce anche il loro contributo nel rallentare gli effetti del cambiamento climatico.

Gli esperti sono arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato i dati di crescita e di mortalità di 300 mila alberi, da 565 aree di foresta pluviale in Africa e in Amazzonia. La minore capacità da parte delle foreste pluviali di assorbire carbonio è dovuta a un progressivo rallentamento della crescita e a un incremento della mortalità degli alberi. Due processi legati prevalentemente all'aumento delle temperature e dei periodi di siccità. E le previsioni per il futuro non sono delle migliori, soprattutto se la concentrazione di gas serra nell'atmosfera non calerà in maniera sensibile.

Un altro motivo del minor stoccaggio del carbonio va ricercato nella deforestazione, ossia nella perdita di ampie porzioni di foresta tropicale intatta, soprattutto nell'area amazzonica. La natura stessa, insomma, ci sta lanciando un avvertimento: dobbiamo tagliare drasticamente le emissioni di gas serra e preservare le nostre foreste. Per fare questo, però, occorre rivedere il nostro modello economico capitalistico, che finora si è rivelato un sistema predatorio che non rispetta affatto le risorse naturali, né pare considerare le conseguenze (anche economiche, paradossalmente) del cambiamento climatico.

Fonte | "Asynchronous carbon sink saturation in African and Amazonian tropical forests" pubblicato su Nature il 4 marzo 2020.