Le nostre spiagge italiane: bottiglie di plastica, lattine e calcinacci

Ogni 1000 metri di spiaggia viene raccolta una media di 620 rifiuti di ogni tipo. Spiagge scambiate sempre di più per discariche. Eppure attenzione e rispetto per l’ambiente dovrebbero partire già da casa nostra.
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Gaia Cortese 16 Ottobre 2018

Settantotto spiagge monitorate, 43.388 rifiuti raccolti, una media di 620 rifiuti ogni 1000 metri di spiaggia. Sono alcuni numeri, molto preoccupanti, riportati dall'indagine Beach Litter 2018 svolta quest'anno da Legambiente.

È dal 2014 che Legambiente con i suoi volontari, nell’ambito della campagna Spiagge e fondali puliti – Clean Up the Med, si occupa del monitoraggio dei rifiuti sulle spiagge del Mediterraneo. Anno dopo anno questa indagine è diventata una vera e propria ricerca scientifica, condotta dai cittadini, a livello nazionale e internazionale.

Il protocollo utilizzato è stato sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, alla quale Legambiente e altre associazioni europee comunicano i dati raccolti, con l’obiettivo di creare uno dei più grandi database sui rifiuti su spiaggia a livello europeo.

Legambiente, cittadini e volontari hanno setacciato diverse spiagge italiane, contando i rifiuti rinvenuti e valutandone natura e origine. Sulle spiagge la plastica si trova sotto ogni forma (80% degli oggetti rinvenuti): tappi e anelli, bottiglie e contenitori per bevande, bicchieri, cannucce, posate e piatti. Addirittura anche cotton fioc (il terzo rifiuto più trovato sulle spiagge italiane con una percentuale del 7,8%). E poi materiale da costruzione (tegole, mattonelle, calcinacci) e metallo costituito per lo più da lattine di bevande, tappi e linguette. Quasi metà della carta e del cartone ritrovata tra i rifiuti è costituita invece da bicchieri, piatti e tovaglioli di carta e pacchetti di sigarette.

La causa principale della presenza di rifiuti sulle spiagge italiane è una cattiva gestione dei rifiuti urbani. Non solo per una carenza di adeguati sistemi depurativi, ma anche per la pessima abitudine che molti hanno di usare il wc e gli scarichi domestici come una pattumiera. Così tra i rifiuti che "naufragano" sulle spiagge italiane compaiono anche: cotton fioc, blister di medicinali, aghi da insulina, assorbenti e contenitori delle lenti a contatto.

Come intervenire?

La soluzione per una tale emergenza ambientale richiede il coinvolgimento di più settori: la gestione dei rifiuti urbani, una maggior sensibilizzazione e informazione sui corretti comportamenti individuali, l'incremento del riciclo degli imballaggi e misure che portino a una minor dispersione nell'ambiente dei rifiuti plastici.

Grazie a un bando iniziato nel 2013, l'Italia è già all'avanguardia per le buste di plastica: sono stati eliminati dalla circolazione già quattro sacchetti non biodegradabili e compostabili su cinque. Quest'anno poi un'azione è stata fatta anche per i sacchetti utilizzati per l'acquisto di ortofrutta nei supermercati, applicando un prezzo di pochi centesimi su ogni sacchetto.

Anche i cotton fioc sembrano avere i giorni contati: nella legge di bilancio emanata lo scorso dicembre 2017 è stato inserito un emendamento che riguarda proprio i bastoncini delle orecchie, che a partire dal 2019, dovranno essere biodegradabili e compostabili.

E tu?

Cosa puoi fare nel tuo piccolo per limitare questa emergenza ambientale? Innanzitutto bisogna abituarsi, se solitamente lo si fa, a non gettare mai niente nel wc perchè inevitabilmente finirebbe nel mare. Utilizza le borse della spesa riutilizzabili per non disperdere nell'ambiente sacchetti di plastica non biodegradabili e compostabili e impegnati sempre nel fare una corretta raccolta differenziata. Non lasciare mai rifiuti in spiaggia, in particolare quelli che possono essere trasportati via facilmente dal vento e finire in mare.