Le spiagge italiane sono ancora sommerse di rifiuti: l’80% è plastica

Grazie all’indagine “Beach Litter” condotta da Legambiente sono state monitorate 43 spiagge lungo la Penisola, e il quadro che emerge è piuttosto negativo: ogni cento metri sono stati rinvenuti in media 654 rifiuti, dato in leggera diminuzione rispetto all’anno scorso. Ma preoccupa l’aumento di guanti e mascherine dispersi nell’ambiente.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 14 Luglio 2020

Dagli immancabili mozziconi di sigaretta alle bottiglie di plastica, fino ad arrivare a quelli che sono già stati soprannominati i rifiuti del Covid-19, ossia guanti e mascherine. Sulle nostre spiagge c'è di tutto. Spazzatura ovunque, frutto senz'altro dell'incuria di qualche incivile, ma frutto anche della mancata depurazione e della cattiva gestione dei rifiuti, che inevitabilmente finiscono poi in mare e sulle coste.

È questa la fotografia scattata dall'ultima indagine "Beach Litter" realizzata da Legambiente. I volontari dell'associazione ambientalista hanno "ispezionato" 43 spiagge in 13 regioni italiane. Risultato? Sono 28.137 i rifiuti censiti in un’area di 189 mila metri quadri; in media 654 rifiuti ogni cento metri. Osservando nel dettaglio i dati contenuti nel rapporto di Legambiente, notiamo che ben l'80% dei rifiuti rinvenuti sono in plastica. A seguire vetro/ceramica (10%) metallo (3%), carta/cartone (2%), gomma (2%), legno lavorato (1%). Il restante 2% è costituito da altri materiali.

Nella top ten dei rifiuti in spiaggia troviamo pezzi di plastica (14%), mozziconi di sigaretta (14%), pezzi di polistirolo (12%), tappi e coperchi (7%), materiale da costruzione (5%), tra cui calcinacci e mattonelle, tubi di silicone e materiale isolante, pezzi di vetro o ceramica non identificabili (4%), bottiglie e contenitori di bevande (3%), stoviglie usa e getta, tra cui bicchieri, cannucce, posate e piatti di plastica (3%), cotton fioc (3%) e infine buste, sacchetti e manici (2%).

Per quanto il numero complessivo di rifiuti rilevati sia in lieve calo rispetto allo scorso anno (complice il lockdown tra i mesi di marzo e maggio), l'attuale emergenza sanitaria, con il suo carico di guanti e mascherine, rischia di vanificare i passi avanti fatti nella riduzione della plastica monouso, che rimane comunque la tipologia di rifiuto più diffusa. Occorrono dunque maggiore impegno e maggiore attenzione: di certo non è piacevole andare al mare in ferie e ritrovarsi come vicini di ombrellone rifiuti di ogni genere.