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L’educazione ambientale potrebbe salvarci la vita, ma per la scuola italiana non è una priorità

L’elevato rischio idrogeologico e il cambiamento climatico in atto renderanno eventi naturali come alluvioni o frane sempre più frequenti. Per difendersi il primo passo è conoscere i pericoli ambientale e saperli gestire: per questo la Società italiana di geologia ambientale ha lanciato un appello al governo per integrare l’educazione ambientale.
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Maria Teresa Gasbarrone 13 Gennaio 2023
In collaborazione con il Dott. Antonello Fiore e il Dott. Enrico Maria Guarneri rispettivamente geologo presidente Sigea e geologo responsabile Ispra

Il 26 dicembre 2004 il terremoto di Sumatra sconvolse l'Indonesia causando un enorme tsunami che uccise circa 250mila persone. Le immagini di quella tragedia fecero il giro del mondo, fissandosi nella mente di tutti. Meno nota è però la storia di Tilly, una bambina inglese di dieci anni che quella mattina salvò la vita a cento persone che si trovavano sulla sua stessa spiaggia. Ci riuscì perché mentre gli altri bagnati erano incuriositi da quelle onde che si ritiravano scoprendo pesci e conchiglie, lei capì subito che qualcosa non andava e lanciò l'allarme che salvò la vita a lei e a molte altre persone.

Ti starai chiedendo come mai una bambina di dieci anni ebbe la prontezza e gli strumenti per fare qualcosa che migliaia di altre persone non fecero. Tilly potè farlo semplicemente perché lo aveva imparato a scuola, in Inghilterra, quando qualche settimana prima di quel 26 dicembre il suo insegnante di geografia le spiegò cosa fosse uno tsunami e cosa fare per proteggersi.

Molti anni e molte alte catastrofi naturali dopo, la situazione dell'insegnamento di  educazione ambientale nella scuola italiana è ancora così carente che la Società italiana di geologia ambientale (Sigea) è stata costretta a lanciare un appello al governo affinché vengano destinate più risorse e tempo all'insegnamento dei rischi connessi ai disastri ambientali.

L'appello dei geologi

Novembre 2022, il monte Epomeo, sull'isola di Ischia, frana dopo giorni di intense piogge. Perdono la vita 12 persone. Il 3 dicembre esce in Gazzetta Ufficiale il decreto legge Ischia per "interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite". Il testo della legge prevede di destinare dieci milioni di euro alla Protezione Civile della Regione Campania. È a proposito di questo decreto che Sigea ha sollevato il tema dell'educazione ambientale con una proposta di emendamento al decreto in fase di conversione.

"Abbiamo chiesto – spiega il presidente di Sigea Antonello Fiore – che l'1% dei fondi previsti dal decreto venga destinato ad attività di educazione ambientale in tutte le scuole, pubbliche e private, della Campania. Speriamo che questo sia solo il primo passo affinché lo stesso succeda in tutte le Regioni del Paese".

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Imparare a gestire i pericoli ambientali

Forse potresti pensare che le due cose – disastri ambientali e educazione ambientale – siano sconnesse o solo lontanamente collegate, invece è tutt'altro che così.

L'Italia è tra i Paesi europei con il maggior numero di frane registrate finora

"I fenomeni registrati negli ultimi anni, come alluvioni, frane, mareggiate o incendi, minacciano sempre più – spiega Fiore – i territori, le risorse naturali, il sistema socio-economico, obbligandoci a un radicale cambio culturale".

Eventi come la frana che ha messo in ginocchio Ischia a fine novembre 2022 o l'alluvione che ha stravolto le Marche a fine estate dello stesso anni sono destinati a ripetersi. Questo in parte per le caratteristiche strutturali del Paese: l’Italia è caratterizzata da un elevato rischio idrogeologico ed è tra i Paesi europei con il più alto numero di fenomeni franosi, con oltre 620.000 frane censite finora (dati Ispra-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

A peggiorare il quadro è il cambiamento climatico in corso, un dato ormai innegabile e destinato a manifestarsi ancora. Per questo motivo “sapere come comportarsi per proteggersi dalle calamità è il primo e più importante passo verso la prevenzione e la riduzione dell’esposizione verso i rischi naturali", ribadiscono i geologi firmatari dell'appello.

L'educazione ambientale a scuola

Allo stato attuale l'educazione ambientale dovrebbe essere parte dell'ora di educazione civica. Si tratta di una materia diventata obbligatoria in tutte le scuole di primo e secondo ciclo solo qualche anno fa, con  la legge n.92/2019. La norma ha anche stabilito il totale obbligatorio di ore per anno scolastico, "che non può essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti". Questo significa che lo spazio dedicato alla materia è di circa un'ora alla settimana.

Senza la giusta formazione i pericoli legati agli eventi naturali diventano rischi per la nostra stessa sopravvivenza

Antonello Fiore

Non abbastanza – sostengono i geologi che hanno sposato la causa di Sigea – per insegnare davvero a gestire i rischi legati agli eventi naturali: "C’è molta inconsapevolezza sui pericoli naturali, che diventano rischi per la nostra vita quando si intrecciano con le nostre attività quotidiane".

Se quanto detto finora ti sembra fin troppo teorico, pensa che "alcune delle vittime dell'alluvione che ha colpito le Marche – spiega Fiore – sono morte per scendere nei garage a mettere al sicuro le proprie automobili. Se avessero avuto una reale educazione ai pericoli ambientali non avrebbero mai corso questo rischio".

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Realtà vs aspettative

"Educazione ambientale? Ma intendi educazione civica? Facciamo un'ora a settimana, ma non c'è una cattedra specifica, la insegnano a rotazione tutti i docenti". La perplessità di questa professoressa di un istituto professionale di Milano rende bene l'idea di quale sia la percezione nelle scuole italiane nei confronti della materia. L'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale (Ispra) sta cercando di migliorare la situazione già dal 2015 avviando un programma di seminari didattici  "per la divulgazione delle scienze dalla terra" nelle scuole primarie e secondarie.

In Italia l'ora di educazione civica è diventata obbligatoria solo nel 2019: al suo interno si dovrebbe insegnare anche la gestione dei rischi ambientale

"Durante queste lezioni – spiega il geologo Enrico Maria Guarneri, responsabile Ispra della struttura di Missione per l'incremento della consapevolezza dei rischi geologici in correlazione alle variazioni climatiche – approfondiamo le tematiche legate al rischio sismico e idrogeologico in base all'età e al livello di istruzione degli alunni. Ad esempio alle elementari insegniamo cosa fare in caso di terremoto se siamo a casa prendendo come spunto il comportamento degli animali domestici, invece alle superiori ci concentriamo anche sui pericoli connessi al rischio idrogeologico, come alluvioni e frane".

A occuparsi di queste lezioni sono un gruppo di 15-16 geologi coordinati dal dottor Guarneri: "Ogni anno riusciamo a offrire 100-150 ore di lezioni, certo non sono molte ma è quello che possiamo fare con le poche risorse di cui disponiamo".

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Serve un cambiamento culturale

"Dovremmo riuscire a creare nei bambini e nei ragazzi una consapevolezza tale che un giorno da adulti non avranno più bisogno di nessun insegnamento e sapranno come comportarsi". Questo è il primo obiettivo da perseguire nella prevenzione e nella riduzione dei rischi connessi agli eventi naturali, spiega Fiore. Pe raggiungerlo – prosegue l'esperto – la scuola deve lavorare su diversi fronti:

  • Conoscere le caratteristiche del proprio territorio
  • Imparare a riconoscere i fenomeni naturali e conoscerne gli effetti
  • Sapere come comportarsi per salvaguardare la nostra vita

Quello che ci auguriamo – spiega ancora il presidente di Sigea – è che le nuove generazioni interiorizzino le norme da adottare in fatto di sicurezza ambientale come noi adulti abbiamo fatto con il codice stradale: se ti chiedessi cosa dice l'articolo 41 del decreto legislativo n. 285 del 1992 probabilmente non mi sapresti rispondere, eppure sai benissimo che al semaforo rosso ti devi fermare".