Manca una legge sul consumo di suolo, Ascari: “Le nuove costruzioni restano in gran parte invendute”

Il consumo di suolo è un tema importante e sentito in Italia, eppure non esiste ancora una legge a livello nazionale. Una proposta c’è ma è ancora ferma in Parlamento, abbiamo contattato Stefania Ascari del Movimento 5 stelle, che ha depositato il testo, per approfondire l’argomento.
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Francesco Castagna 30 Gennaio 2023

Italiani, popolo di poeti, di artisti, di eroi, ma anche di consumatori. Il progresso e il boom edilizio hanno fatto sì che in Italia il consumo di suolo faccia perdere 2,2 metri quadrati di superficie al secondo, ogni anno vengono utilizzati circa 70km quadrati di suolo per la costruzione di opere artificiali.

A dirlo non siamo di certo noi, ma l'ultimo Rapporto Nazionale ISPRA sul consumo di suolo secondo cui al 2022 "Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato".

E il consumo di suolo ha un impatto ancora più elevato se poi le costruzioni rimangono inutilizzate o abbandonate. Pensa che in Italia abbiamo un patrimonio pari a 700mila capannoni dismessi, 500mila negozi definitivamente chiusi, 55mila immobili confiscati alle mafie. Numeri che risolverebbero qualsiasi emergenza abitativa con delle politiche mirate che puntino riqualifica degli immobili.

Proprio per questo durante la scorsa legislatura era stata proposta una legge per intervenire sul contrasto al consumo di suolo, ma come tanti altri provvedimenti è stata vittima della caduta anticipata del governo. A novembre è stato depositato un nuovo testo che dovrà essere discusso dal Parlamento. Abbiamo contattato l'On. Stefania Ascari del Movimento 5 stelle, che ha depositato il testo di legge, per approfondire l'argomento.

A livello regionale in Italia esistono diverse leggi contro il consumo di suolo. Perché è necessaria una legge nazionale e pensa che dovrebbe limitarsi a fissare i limiti massimi di consumo di suolo o a eguagliare tutte le condizioni del nostro Paese?

È chiaro che le leggi regionali da sole non bastano se solo in Italia, come stime l'Ispra, si perdono due metri quadrati di suolo al secondo e nel 2021 è stato raggiunto il valore più alto degli ultimi dieci anni. Da tempo si attende una legge nazionale che non solo renda uniformi le condizioni in tutto il Paese, ma che arresti – non limiti – il consumo di suolo.

All’art. 3 della legge vi è scritto che “non è consentito il consumo di suolo per qualsivoglia destinazione”. Questo varrebbe anche per opere energetiche strategiche?

Negli anni sono state consumate quantità di suolo pari a circa 35 campi di calcio ogni giorno. Abbiamo un patrimonio edilizio e infrastrutturale inutilizzato che da solo basterebbe a soddisfare ogni esigenza. Non c'è bisogno di intaccare altro suolo non ancora antropizzato.

Quale limite vorrebbe porre a livello regionale per il consumo di suolo? Quale percentuale ritiene opportuna?

L’obiettivo è il consumo di suolo zero il prima possibile, adeguandoci anche all'indicazione arrivata da Bruxelles con la Strategia europea per il suolo per il 2030.

C’è trasversalità sul tema? Se ci sono, quali dubbi hanno le altre forze politiche e chi è più restio a questa legge?

Voglio augurarmi che non ci siano divisioni essendo un tema che non ha colore politico e che riguarda il futuro di tutti noi e dei nostri figli. Un suolo sano migliora la qualità dell’aria, è essenziale per la nostra agricoltura, per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per il contrasto alla perdita di biodiversità, contro i fenomeni di desertificazione.  Inoltre il territorio italiano presenta un dissesto idrogeologico diffusissimo acuito dal consumo di suolo. Io spero che tutti possano comprendere l’urgenza di intervenire.

Si aspetta già una reazione da parte delle associazioni di costruttori sul tema? C’è un dialogo aperto o ha ricevuto critiche?

In realtà molte associazioni di costruttori, con cui c’è un dialogo, sono al fianco degli ambientalisti e condividono la preoccupazione per il consumo forsennato di suolo. Conoscono la materia e sanno bene che si tratta di una risorsa limitata,  non rinnovabile e preziosa per gli esseri umani.

“700mila capannoni dismessi, 500mila negozi definitivamente chiusi, 55mila immobili confiscati alle mafie”, che ne facciamo di questo enorme patrimonio?

Va ristrutturato e riqualificato. Ne seguiranno benefìci sia economici sia di decoro senza gravare sul suolo libero. Si pensi che, a fronte di un andamento demografico a crescita debole, gran parte degli edifici di nuova costruzione resta in larga parte invenduto. Suolo sprecato e perso per sempre.

Di recente è stato stanziato un fondo di 160 milioni di euro per gli anni dal 2023 al 2027, bastano? Gli interventi sono adeguati e perché serve anche una legge?

No, è fumo negli occhi. Quell’articolo non contiene nessuna strategia né per arrestare né per limitare il consumo di suolo, ma si limita a stanziare (pochi) soldi per rattoppare i suoli in via di degrado. Serve una legge che metta nero su bianco degli obblighi da rispettare sia per salvaguardare gli spazi vitali per il benessere dei cittadini, sia per garantire gli utilizzi agricoli necessari all’autosufficienza agro-alimentare, sia per evitare i dissesti idrogeologici il prima possibile.