L’Europa ci ripensa e invita l’industria tessile a “vestirsi” di sostenibilità ed economia circolare

Cambio di rotta per l’industria tessile che si veste di sostenibilità ed economia circolare. Per contrastare il fast fashion, ma anche all’uso eccessivo di acqua e di materie prime, la Commissione europea punta su nuovi criteri di produzione, più eco-compatibili e sostenibili.
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Gaia Cortese 2 Aprile 2022

L’industria tessile è al quarto posto per il maggior impatto sull'ambiente e sui cambiamenti climatici. E’ anche responsabile per l’uso di acqua e di materie prime, nonché per le emissioni di gas serra, e anche in questo ambito, ricopre posizioni quasi da podio.

A questo si aggiunge che ogni anno nell’Unione Europea circa 5,8 milioni di tonnellate di tessuti, pari a 11 kg di materiale a persona, finiscono per essere gettati via.

Tutti numeri che hanno portato la Commissione europea a rivedere i criteri di produzione nel settore del tessile, per avviare nuove strategie all'insegna della sostenibilità e dell'economia circolare. L’idea è quindi quella di promuovere prodotti tessili che garantiscano una maggior durata, ma anche modelli di business più eco-compatibili e conformi all’economia circolare.

Un cambio di direzione inevitabile visto e considerato che tra il 2000 e il 2015  la produzione tessile globale è quasi raddoppiata e che entro il 2030 il consumo di abbigliamento e di calzature dovrebbe aumentare del 63 per cento, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate entro la fine del decennio.

Come ha dichiarato Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea, “i tessili possono essere riciclati e rivenduti. E questo dev’essere stimolato. Anche l’industria del tessile deve diventare più sostenibile, anche socialmente. Entro il 2030 tutti i tessili dovranno essere durevoli, riciclabili, fatti di fibre riciclate e senza sostanze tossiche”.

Secondo le nuove regole che saranno adottate, i capi di abbigliamento delle nuove produzioni saranno dotati di una sorta di passaporto digitale per informare in maniera dettagliata il consumatore sulle caratteristiche eco-compatibili del prodotto  acquistato o in procinto di essere acquistato.

Non solo. La Commissione europea ha intenzione di invitare le aziende del settore a ridurre il numero di collezioni realizzate ogni anno, così da contrastare il fenomeno del fast fashion che favorendo la produzione di massa di capi alla moda destinati a durare poco, non può essere considerato nella maniera più assoluta sostenibile.