
In Italia esistono 57 aree che non rientrano nella definizione di pianura, collina, montagna, mare o fiume. Sono state chiamate "zone umide" e la loro esistenza svolge più di un ruolo essenziale per la tutela del paesaggio e della biodiversità.
Sono "umide", perché svolgono due funzioni fondamentali: da una parte contribuiscono allo stoccaggio del carbonio, mentre dall'altra garantiscono le risorse d'acqua e di cibo disponibili. Quando abbiamo studiato la geografia del nostro Paese difficilmente ci hanno parlato dell'importanza di queste aree, ma in alcuni casi basta fare una passeggiata fuori città che, con molta probabilità, potremmo trovarci in presenza proprio di stagni, lagune, paludi, acquitrini, torbiere, ma anche laghi, fontanili e risorgive.
Ai tempi degli antichi Romani se ne vedevano molte di più, poi con la progressiva bonifica dei territori molte sono state perse, la loro importanza verrà colta molto più tardi. In quell'epoca le zone umide avevano un'estensione pari a tre milioni di ettari. Attualmente queste aree ricoprono una superficie pari a 73.982 ettari, questo vuol dire che nel corso del tempo abbiamo perso circa 2 milioni e 926.018mila ettari di zone umide. Il dato indica come al tempo dei Romani l'Italia fosse un Paese letteralmente diverso rispetto a quello in cui viviamo ora.
A definire lo status di queste aree naturali, in maniera ufficiale, è stata la Convenzione di Ramsar. Il trattato prende il nome dalla città dell'Iran in cui nel 1971 (entrata in vigore nel 1975) si è arrivati a una definizione comune delle zone umide e della loro importanza.
La Convenzione di Ramsar viene siglata in occasione della "Conferenza Internazionale sulla Conservazione delle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici", promossa dall'Ufficio Internazionale per le Ricerche sulle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici. Da quella data circa il 90% degli Stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla Convenzione, tale per cui oggi circa 257.182.378 milioni di ettari, facenti parte di 2.503 zone umide in tutto il mondo, sono sotto la tutela di 172 Stati. Dalla firma di questa Convenzione si celebra ogni anno il 2 febbraio la Giornata Mondiale delle Zone Umide, in occasione del giorno in cui è stata approvata.
Secondo la definizione stabilita dalla Convenzione di Ramsar, anche se sembrano spesso luoghi spettrali, le zone umide sono tra gli ambienti più produttivi del mondo. Esse infatti rappresentano delle vere e proprie culle di diversità biologica, perché sono in grado di offrire una serie di servizi ecosistemici, tra cui acqua e produttività a innumerevoli piante e ad animali.
Stagni, lagune, paludi, acquitrini, torbiere, ma anche laghi, fontanili e risorgive rappresentano quindi un patrimonio e un "luogo di transizione tra ambienti di acque profonde permanentemente allagate e zone montane ben drenate, dove la falda freatica è solitamente in superficie o vicina alla superficie o il terreno è coperto da acque poco profonde".
La quantità di servizi e di benefici che mettono a disposizione queste aree vanno oltre l'immaginabile. Per esempio, in pochi sanno che le zone umide permettono di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici poiché riescono a catturare il carbonio presente in atmosfera fino a 10 volte di più delle foreste, a parità di superficie, secondo quanto afferma l'ISPRA. Allo stesso tempo, queste aree rappresentano uno degli ecosistemi più esposti agli impatti dei cambiamenti climatici, dei cambiamenti dell'uso e delle risorse naturali. Inoltre, a gravare sullo stato di salute di queste aree è l'inquinamento dell'acqua, del suolo, dell'aria e dall'invasione delle specie aliene.
Il vero nemico delle zone umide però è la siccità, causata da un periodo di prolungata assenza di piogge. Così, stando ai dati ISPRA, negli ultimi 50 anni il 35% delle zone umide a livello globale e il 48% a livello del Mediterraneo. La scomparsa di questi siti si traduce in una sempre minore disponibilità di servizi che la Terra offre alla fauna e alla flora (e anche a noi esseri umani). Tra questi, ci sono:
Anche il nostro Paese, come abbiamo detto prima, ha delle zone umide. In Italia sono 57 e si trovano in 15 Regioni, ma è in corso una procedura per il riconoscimento internazionale di altre nove aree. Il nostro Paese avrà quindi un totale di 66 zone designate, che ricoprono una superficie pari a 77.856mila ettari. Le Regioni dove si trovano le Zone Umide sono: Lombardia, Trentino, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Sardegna, Puglia, Sicilia, Basilicata, Campania e Calabria.
La prima area in Italia è stata designata nel 1976, si trova a Pian di Spagna – Lago di Mezzola, in Lombardia. La Regione nel 1983 ha istituito la "Riserva Naturale Pian di Spagna – Lago di Mezzola", un posto dove sono solite sostare e nidificare diverse specie di uccelli durante il periodo migratorio. Si tratta di uno scenario unico tra la Valtellina e il Lago di Como, dove potrai passare un ottimo weekend immerso nei luoghi di questa riserva naturale.
Esistono delle attività volte a sensibilizzare sull'importanza delle zone umide organizzate da diverse associazioni ambientaliste. Per esempio, hai mai pensato di fare delle escursioni guidate, convegni, azioni di volontariato o birdwatching? Sono gesti semplice che possono regalarti un weekend alternativo in sintonia con l'ambiente.