L’inerzia delle aziende e delle istituzioni finanziarie sulla deforestazione ci allontana dagli obiettivi climatici

Un nuovo report denuncia l’inazione delle istituzioni finanziarie e e delle aziende sulla lotta alla deforestazione, intanto gli obiettivi climatici sembrano sempre più difficili da raggiungere.
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Francesco Castagna 17 Febbraio 2023

Il 2023 sarà un anno spartiacque per l'azione contro la deforestazione. A dirlo è il nuovo report della società Global Canopy, un'organizzazione no profit che conduce le sue ricerche tramite l'analisi di dati e che si occupa delle forze di mercato che distruggono la natura. Non basta l'impegno delle Nazioni Unite nella lotta contro la deforestazione, la "Race to Zero" dell'ONU e dei leader mondiali è ancora troppo debole e le politiche internazionali non fanno menzione alcuna alla deforestazione.

Si tratta di un problema significativo, perché il contrasto alla deforestazione è una delle azioni più importanti che i Paesi devono portare avanti per mantenere fede agli accordi di Parigi del 2015. Nel testo del report si legge che i Paesi di tutto il mondo sono a tre anni dalla scadenza del 2020, anno che molte organizzazioni si erano prefissate per arrestare la deforestazione. Inoltre siamo a due anni dalla scadenza del 2025, limite fissato dalle Nazioni Unite per le aziende e le istituzioni finanziarie per eliminare la deforestazione e la conversione delle materie prime, oltre alle relative violazioni dei diritti umani.

Da quel che emerge dal rapporto, sono 201 (40%) le aziende e le istituzioni finanziarie che risultano più esposte e influenti sulla deforestazione tropicale e che non hanno ancora definito una politica in materia. Dopo nove anni di lavoro, l'organizzazione no profit Global Canopy's Forest 500 è riuscita ad avere dei dati più precisi, monitorando le politiche e le prestazioni delle 350 aziende più influenti al mondo e di 150 istituzioni finanziarie legate alla deforestazione, sia nelle loro catene di approvvigionamento sia nei loro investimenti.

Sempre secondo il 9° report annuale Forest 500, il 98% delle 500 aziende del settore forestale con obiettivi a zero emissioni sarebbe destinato a non raggiungerli a causa di un'azione insufficiente sulla deforestazione. Ma con le nuove direttive europee e del governo britannico e tutte le piattaforme attualmente a disposizione, i leader internazionali non possono più affermare di non avere alcun tipo di sostegno per portare avanti le loro politiche ambientali.

Ulteriore nota negativa: il 61% delle istituzioni finanziarie della Forest 500 non ha politiche di deforestazione per nessuna commodity, comprese le "Big Three" (BlackRock, Vanguard, State Street). E non solo, perché, solo l'anno scorso, "circa 6,1 trilioni di dollari sono passati dalle istituzioni finanziarie della #Forest500 alle aziende, con 527 miliardi di dollari destinati a società che non hanno assunto alcun impegno in materia di deforestazione".

Sulla mancata volontà di agire da parte delle aziende, il Direttore Esecutivo di Global Canopy, Niky Mardas, ha detto che: "Anche se ci sono state sacche di progresso, la maggior parte delle aziende e delle istituzioni finanziarie sta vivendo con il fiato sospeso, mettendo a rischio il clima e i puledri della natura. Ma il 2023 può essere un anno di rapidi progressi. Più che mai, l'architettura globale, con la legislazione del Regno Unito e dell'UE e il Quadro globale per la biodiversità, sta spingendo nella stessa direzione; inoltre, sono disponibili gratuitamente strumenti, linee guida e dati eccellenti. Non ci sono più scuse: l'inazione è un rischio per la finanza, per le imprese e per la vita".

Il documento mostra inoltre come solo 16 (11%) delle istituzioni finanziarie più esposte alla deforestazione hanno politiche in materia.