L’iniziativa di quattro giovani attiviste per dare voce alle montagne d’Europa minacciate dai cambiamenti climatici

Si chiama United Mountains of Europe il progetto a cui hanno dato vita quattro ragazze accomunate dalla passione per la montagna (Adele Zaini, Sara Segantin, Alessia Iotti ed Eline Le Menestrel). La loro destinazione finale è Bruxelles, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica e chiedere al Parlamento Europeo maggiori tutele nei confronti degli ambienti montani e di chi li vive: “La montagna ci può aiutare a recuperare la dimensione autentica del rapporto uomo-natura”.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 11 Dicembre 2021

Tutto pronto per la tua vacanza sulle piste da sci? Tutti noi non vediamo l'ora di concederci un po' di relax durante le feste natalizie. Non vogliamo fare i guastafeste, ma prova un attimo a fermarti e a riflettere. Che cosa significa per te vivere la montagna? Semplicemente prendere la macchina, salire in vetta con una seggiovia, postare una foto sui social e tornarsene dopo qualche giorno in città a condurre la solita vita? Se fosse così, non ti viene il dubbio che forse ti stai perdendo qualcosa per strada?

Oggi 11 dicembre è la giornata internazionale della montagna. Una data simbolica, certo, ma che noi prenderemo come pretesto per allargare lo sguardo e parlare (anche) di crisi climatica. La drammatica ritirata dei ghiacciai alpini, accelerata dall'aumento della temperatura terrestre, è "soltanto" la superficie del problema. Senza dimenticarci poi che ci sono esseri viventi (uomini, animali, piante) che la montagna la abitano ogni giorno.

E allora è proprio da qui, dalle montagne per l'appunto, che può partire un ripensamento del nostro rapporto con la natura, un cambiamento culturale in grado di investire ogni aspetto della nostra quotidianità. Ecco, potremo sintetizzare così il messaggio profondo che vuole lanciare "United Mountains of Europe", il progetto ideato da quattro giovani attiviste, che recentemente ha ricevuto il premio Marcello Meroni come esempio positivo in ambito montano.

Una squadra tutta al femminile

Come abbiamo appena detto, l'anima di United Mountains of Europe è costituita da quattro intraprendenti ragazze che hanno come minimo comune denominatore l'attivismo per il clima e una passione smisurata per la montagna. Adele Zaini, 24 anni, studia Fisica e fa parte del movimento Fridays for Future. Così come Sara Segantin, 26 anni, che ha alle spalle la pubblicazione di tre libri, in cui racconta in maniera semplice e coinvolgente che cosa significhi combattere l'emergenza climatica.

Alessia Iotti, 26 anni, lavora invece come disegnatrice e fumettista. La climber professionista francese (nonché suonatrice di flauto traverso) Eline Le Menestrel, 23 anni, completa la squadra di United Mountains of Europe. Ma perché è stato scelto questo nome per il progetto? "Vogliamo vedere le montagne non come barriere che separano gli Stati, ma come delle cerniere che al contrario uniscono", ci spiega Adele Zaini. Più chiaro di così…

Oltre il viaggio

Il progetto, che ha preso forma la scorsa estate, si è evoluto nel corso del tempo anche a causa di imprevisti e cambi di programma. Originariamente, era stato concepito come un viaggio attraverso due tra le principali catene montuose europee, ossia le Alpi e i Pirenei. Una lunga traversata (da compiere in momenti diversi, e non tutta d'un fiato), dalla Slovenia alla Spagna, passando per Austria, Italia, Svizzera e Francia affrontando, in abbinamento a uno sport (per esempio arrampicata o trekking), le diverse problematiche legate alla montagna: dalla fusione dei ghiacciai all'impatto degli impianti di risalita.

"L'idea iniziale era quella di realizzare un libro e un documentario. Siamo state anche sfortunate: Eline non ha potuto partecipare a causa di un infortunio e nella prima parte del viaggio, quella sulle Alpi, ci siamo imbattute in diverse giornate di maltempo", racconta Adele. Tra le manifestazioni per la Pre-Cop26 di Milano e impegni vari, alla fine le tappe sui Pirenei sono saltate.

Ma torniamo agli obiettivi del progetto. Una componente del progetto è rappresentata sicuramente dall'avventura. Ma c'è qualcosa di più. "Non ci siamo volute fermare al lato superficiale, quello del «ma quanto è bello andare in montagna»", prosegue Adele. "Il nostro intento è mostrare con il nostro esempio come le attività outdoor possano essere conciliabile con un approccio sostenibile e responsabile alla montagna. E questo si declina anche nei trasporti, nel cibo e nell'abbigliamento". Tradotto, spostarsi con i mezzi pubblici, scegliere alimenti stagionali e a filiera corta ("siamo tutte vegetariane, e in montagna non moriamo di fame") ed evitare cosiddetto fast fashion.

L'altro elemento chiave è il fare rete, o il networking per usare il più inflazionato termine inglese. United Mountains of Europe è nato infatti anche per creare una comunità attraverso la quale raccogliere i bisogni, i timori, le testimonianze delle persone, in primis di chi vive in montagna. "Le protagoniste non siamo noi. Preferiamo dire che camminiamo con le montagne anziché sulle montagne. Il nostro progetto vuole essere una sorta di scintilla che fa divampare il cambiamento", sottolinea Adele.

Non basta dunque porre l'attenzione sulla montagna intesa come hotspot climatico, ovvero un ambiente in cui gli effetti del cambiamento climatico sono più evidenti e avvengono in maniera più rapida rispetto alla media. "Qui è come se suonasse il primo campanello d’allarme. E i problemi emergono sotto più punti di vista: ambientale, sociale ed economico".

C'è poi un aspetto culturale da considerare. Secondo Adele e le sue compagne di viaggio, la montagna è una sorta di magistra vitae, per fare il verso al "De Oratore" di Cicerone. "Non è solo un luogo per il nostro divertimento, non è un parco giochi per gli alpinisti. Bisogna superare la concezione egoistica della montagna.

"Le montagne ci insegnano tantissimo, a partire dal rispetto dell'altro. In montagna impari a riconoscere che cosa è superfluo e che cosa è essenziale. In molti pensano che andare in montagna significhi concedersi poco più di una fuga momentanea dalla frenetica vita cittadina. Questo perché si tende a vedere la natura come qualcosa di diverso, di esterno da noi. Non è così: noi e la natura siamo un tutt’uno. Per questo, quando ci torniamo, ci sentiamo così bene".

Una carta dei diritti per le montagne

Ma quali sono le richieste specifiche che avanzano queste quattro ragazze? Per scoprirlo dobbiamo andare a Bruxelles. Nella capitale belga, proprio nella giornata di oggi, si tiene l'evento finale, chiamiamolo così, di United Mountains of Europe. Un atto di protesta, una dimostrazione simbolica, insieme ad alcuni esponenti del mondo dell'alpinismo e non solo, per chiedere che alle montagne vengano riconosciuti i loro diritti. Come se fossero delle persone, in sostanza. "Concedere uno status giuridico a qualcosa di inanimato può sembrare un'idea un po' strana. In realtà, è già stato fatto in alcuni Paesi: per esempio, a dei fiumi in Nuova Zelanda o in India", afferma Adele.

Più nel dettaglio, sono 3 le richieste al Parlamento Europeo:

  • Recognise: riconoscere la necessità di un cambiamento culturale che ridefinisca il rapporto uomo-natura per affrontare la crisi ambientale;
  • Rethink: rafforzare e ripensare la legislazione dell'Unione Europea per sostenere l'effettiva attuazione di sistemi e infrastrutture per il turismo sostenibile;
  • Create: creare un gruppo di lavoro congiunto che riunisca le parti interessate con diverse esperienze e conoscenze sulle montagne e i membri del Parlamento Europeo per scrivere la dichiarazione dei diritti della montagna, al fine di sostenere le comunità locali e altri attori interessati alla conservazione delle regioni montane.

"All'inizio volevamo scrivere noi la dichiarazione, ma ci siamo accorte che non siamo esperte in materia legale né di montagna a 360 gradi. Da questa constatazione è nata l'idea di chiedere al Parlamento Europeo di costituire un gruppo di esperti (di diversi ambiti: giuristi, scienziati, climatologi, oltre a esponenti delle comunità locali) per scrivere la carta dei diritti delle montagne, sostenendo parallelamente interventi efficaci e radicati sul territorio per garantire maggiori forme di tutela nei confronti delle montagne". Come a dire, cominciamo almeno a parlarne. Perché la questione riguarda tutti, non solo gli amanti dell'alpinismo. La crisi climatica ci impone di agire subito, e proteggere le nostre montagne significa innanzitutto proteggere il nostro futuro.

Foto di United Mountains of Europe