
Si parla sempre della cattiva qualità dell’aria come aggravante o “plus” dei danni alla salute che interessano le persone che abitano in zone estremamente inquinate. Oggi, però, qualcosa è cambiato. A Londra, infatti, l’inquinamento è stato per la prima volta ritenuto la causa principale della morte di una bambina di 9 anni che nel 2013 ha perso la vita a causa di un’asma molto grave che da tempo la tormentava. Si chiamava Ella Kissi-Debrah e inizialmente il suo decesso era stato attribuito dal medico legale a “cause naturali”. Oggi, sette anni e diverse battaglie legali della madre Rosamund dopo, finalmente la causa del decesso della piccola ha un nome, che di naturale non ha nulla. E quel nome è “air pollution”.
Ella Kissi-Debrah viveva infatti con la sua famiglia in una delle strade più trafficate, e quindi inquinate, della città, la South Circular Road. Nessuno aveva mai segnalato loro cosa si trovassero a respirare ogni giorno, così per tutta la sua vita Ella ha respirato altissime concentrazioni di biossido di azoto che hanno aggravato le sue condizioni respiratorie già compromesse fino a toglierle il respiro per sempre.
Insomma, ogni nel Regno Unito per la prima volta è stata tracciata una linea fondamentale nell’accettazione che tali livelli di inquinamento atmosferico non possano essere accettati. Quello che con questo riconoscimento è stato sancito, è un concetto fondamentale che ancora si fatica ad accettare: l’inquinamento dell’aria uccide, può rappresentare la causa della morte di una persona, addirittura di una bambina di nove anni, e questo non può lasciarci indifferenti. Le persone hanno il diritto di poter vivere senza respirare veleno ogni giorno.