
Il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dall’ONU e dalla FAO per sensibilizzare sulle problematiche della povertà, della fame e della malnutrizione nel mondo, sulla sicurezza alimentare e per promuovere una migliore nutrizione e l'agricoltura sostenibile. È sicuramente un’occasione importante anche per riflettere sui propri comportamenti, quelli di noi consumatori, dei grandi e piccoli produttori agricoli e del sistema di distribuzione del cibo nel mondo. È fondamentale partire proprio da chi acquista e consuma, poiché è dalle sue scelte e dai suoi comportamenti che si può pensare di migliorare il mondo, rendendolo più equo.
Se è vero che il progresso in fatto di produttività agricola è tangibile, tuttavia il sistema manca di equilibrio: da una parte troviamo spreco alimentare, obesità e alimentazione insana, dall’altra fame, degrado e perdita di diversità agrobiologica. Un aiuto per evitare gli squilibri nel sistema alimentare può arrivare dalla trasformazione digitale. Le nuove tecnologie, infatti, possono fare la differenza per i piccoli produttori che producono fino all’80% del cibo consumato al mondo. Per esempio il telerilevamento, le immagini satellitari, le applicazioni mobili e blockchain. Tutte tecnologie che servono per migliorare la filiera, la gestione delle risorse idriche e ridurre sprechi e perdite, per prevedere e affrontare in anticipo le calamità e anche per rendere i sistemi alimentari più resilienti, sani e sostenibili. Tante strade da percorrere perché l’alimentazione sia giusta per tutti.
Imparare ad acquistare prediligendo prodotti di cui conosciamo la provenienza. Conoscere non ci assolve dal “peccato originale” di essere nati dalla parte giusta del Pianeta, ma di sicuro è una delle azioni che ci responsabilizza verso chi ha meno accesso al cibo. Sapere che chi ha prodotto quell’alimento ha coltivato la terra rispettandola, prendendosi la responsabilità di non impoverirla o contaminarla con prodotti e pesticidi chimici di sintesi, non è cosa da poco. Esistono aziende che da anni lavorano con fatica promuovendo una filosofia del benessere che va da quello della terra a quello del prodotto, fino a quello dei consumatori: l’agricoltura biologica. È la scelta fatta, ad esempio, da Almaverde Bio, la società consortile che da tempo raccoglie intorno a sé consumatori e produttori “illuminati” coi quali ha instaurato un rapporto franco e diretto. Il biologico è benessere perché rispecchia valori come sostenibilità e sicurezza e profondo rispetto per la Natura. Questa è una scelta responsabile.
Come consumatori è importante riflettere sulla quantità di cibo sprecato che viene letteralmente buttato. Sebbene ci siano tanti italiani che sembrano essersi accorti della questione, ognuno di noi continua a buttare 36 kg di cibo all’anno senza nemmeno che tocchi la tavola. Non si parla di avanzi ma di alimenti scaduti, alimenti che hanno perso la loro freschezza e non sono stati mai cucinati. Sono 2,2 i milioni di tonnellate che si buttano in tutta la penisola, ma oltre al richiamo ai consumatori è doveroso richiamare tutta la catena della filiera comprendendo la distribuzione.
Restiamo in ascolto della Terra e di chi la rispetta e cerchiamo di fare del nostro meglio per evitare iniquità e disuguaglianze.