
"Una vicenda ridicola". Commenta così Fausto Pardolesi, esponente del comitato per la salvaguardia degli alberi di Forlì e protagonista, insieme agli altri suoi due compagni di lotta Sauro Turroni e Alessandra Senzani, di questa storia dai contorni quasi grotteschi. Di recente hanno ricevuto una spiacevole sorpresa. Il Comune di Forlì ha comminato loro una sanzione amministrativa pecuniaria per un fatto risalente a quasi cinque anni fa: aver piantato un albero in una piccola aiuola nel centro storico della città romagnola. Questa multa si inquadra in un contesto più ampio e per capire meglio di che cosa si sta parlando bisogna riavvolgere il nastro e tornare all'autunno del 2015 (di mezzo c'è anche un cambio della maggioranza all'interno della giunta comunale).
L'amministrazione, allora guidata dal sindaco Davide Drei, redige un piano per l'abbattimento di 17 bagolari – "perfettamente sani" aggiunge Pardolesi – lungo corso Diaz per sostituirli con degli alberi di Pyrus calleryana, ossia con dei peri da fiore. "Abbiamo allora costituito un comitato per opporci al progetto, organizzato dibattiti pubblici e raccolto oltre 5 mila firme", racconta sempre Pardolesi. Diciamo subito che alla fine è il comitato che la spunta e il progetto viene accantonato.
Nell'ambito di questo "scontro" tra i difensori dei bagolari di corso Diaz e l'amministrazione si inserisce l'iniziativa incriminata che vede coinvolte le tre persone che abbiamo citato all'inizio dell'articolo. Il 21 novembre è la Giornata nazionale degli alberi e a Forlì quel giorno di cinque anni fa si decide di commemorarlo piantando un pero da fiore in una piccola aiuola inutilizzata di corso Diaz davanti alla casa del senatore Roberto Ruffilli, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1988.
L'iniziativa ha un valore altamente simbolico, perché non serve solo a ribadire l'importanza degli alberi per il bene della comunità ma vuole anche essere un messaggio di pace in risposta agli attentati di Parigi di pochi giorni prima. "Comunichiamo la nostra iniziativa alla questura e inviamo una lettera al sindaco invitandolo all'evento. Nel loro rapporto i vigili urbani presenti scrivono perfino che compiamo l'operazione senza arrecare disturbo alla viabilità pubblica e senza violare le norme di sicurezza".
Tuttavia, quell'atto viene considerato un illecito dal Comune di Forlì e per Pardolesi, Sanzani e Turroni ("Noi eravamo le persone più in vista, ma in realtà hanno partecipato all'evento altri cittadini ed erano presenti perfino alcuni consiglieri comunali") arriva una denuncia per violazione della legge sul vincolo paesaggistico, perché l'opera è stata realizzata nel centro storico della città senza l'autorizzazione dell'ente competente. "Cosa non vera, visto che il Comune aveva già autorizzato la piantumazione di un albero in quel punto, e dunque l'opera era conforme all'autorizzazione della soprintendenza".
Sebbene il giudice abbia archiviato la denuncia, poiché il fatto non sussiste, il Comune dopo quattro anni impugna la sanzione amministrativa e fa arrivare ai tre un avviso di pagamento. "50 euro, una stupidaggine. Io l'ho pagata perché non ci voglio pensare più, mentre Sauro Turroni ha fatto ricorso al giudice di pace per farsela annullare. Mi colpisce di più il fatto che il Comune abbia perso tempo con gli avvocati per scrivere un documento di 10 pagine in cui si ricostruisce l'accaduto e si interpretano le norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani in maniera fantasiosa. Nel testo, in riferimento alla nostra opera di piantumazione, si parla di manomissione. Ma manomettere significa scassare qualcosa, noi invece stavamo portando a termine un progetto che dovrebbe essere ritenuto positivo".
Un vero e proprio paradosso. Quante volte sentiamo parlare di abbattimenti di alberi che avvengono con il benestare delle amministrazioni pubbliche? E invece in questo caso si arriva a punire chi li pianta. "Il concetto che deve passare è che bisogna cambiare il paradigma quando si progetta il verde urbano ed extraurbano. Che un'amministrazione locale debba perdere tempo per una roba del genere fa abbastanza pena, quando in realtà ci sarebbe altro a cui badare, per esempio fare più manutenzione degli spazi verdi", conclude Pardolesi. "È questo che mi fa più rabbia, non i 50 euro".