L’obsolescenza programmata: un pericolo invisibile per l’ambiente (e per la società)

Parlare oggi, in occasione del Global Recycling Day, di obsolescenza programmata è necessario ed essenziale. Non solo per una questione di rispetto nei confronti di consumatrici e consumatori, ma anche in quelli del pianeta Terra, che soffre anche e soprattutto a causa dello spreco.
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Sara Polotti 18 Marzo 2023

Per quanto si pensi che l'obsolescenza programmata sia un fenomeno recente e legato solo alla tecnologia, la pratica di indurre consumatori e consumatrici a cambiare oggetti di consumo velocemente e freneticamente è radicata e diffusa da tempo. Chiaramente, di sostenibile non ha davvero nulla.

E per quanto alcune persone sostengono non si tratti di un processo reale, e che l'obsolescenza programmata non esista, l'Antitrust e la storia confermano che sì, effettivamente molte aziende programmano i propri prodotti per mandarli in pensione prima del previsto.

L'obsolescenza programmata

Cos'è

Come spiega anche il vocabolario Treccani, l'obsolescenza programmata è quel "processo mediante il quale, nelle moderne società industriali, vengono suscitate nei consumatori esigenze di accelerata sostituzione di beni tecnologici o appartenenti ad altre tipologie. Tale processo viene attivato dalla produzione di beni soggetti a un rapido decadimento di funzionalità, e si realizza mediante opportuni accorgimenti introdotti in fase di produzione (utilizzo di materiali di scarsa qualità, pianificazione di costi di riparazione superiori rispetto a quelli di acquisto, ecc.), nonché mediante la diffusione e pubblicizzazione di nuovi modelli ai quali sono apportate modifiche irrilevanti sul piano funzionale, ma sostanziali su quello formale".

Treccani non si ferma tuttavia alla definizione e mette in luce come questo fenomeno non si limiti alle nuove tecnologie: già nel 1957 Vance Packard ne parlò nel saggio The hidden persuaders.

Alcuni esempi

Come spiegato, quindi, l'obsolescenza programmata è una pratica commerciale utilizzata dalle aziende per far sì che i prodotti abbiano un ciclo di vita limitato. Questa pratica implica la progettazione intenzionale di un prodotto con un periodo di vita predefinito, dopo il quale il prodotto diventa obsoleto e inutilizzabile. L'obiettivo principale dell'obsolescenza programmata è quello di incoraggiare i consumatori a sostituire il prodotto con uno nuovo, aumentando così le vendite dell'azienda.

Le aziende in questo senso possono utilizzare materiali di bassa qualità che si deteriorano rapidamente, limitare la durata delle batterie o dei componenti elettronici, oppure progettare prodotti in modo che non possano essere riparati o aggiornati.

Un esempio classico e conosciuto di questa pratica è la diffusione di aggiornamenti di software che vengono obbligatoriamente fatti installare anche su device piuttosto vecchiotti, che limiterebbero così le proprie prestazioni e l'utilizzo di certe applicazioni costringendo di fatto chi possiede quel device a sostituirlo con uno nuovo.

Un altro esempio meno tecnologico e più "vintage" è quello di evitare di utilizzare materiali particolarmente resistenti per i propri prodotti, portando così consumatori e consumatrici e sostituire periodicamente il prodotto, anziché tenerne uno tutta la vita. Le lamette dei rasoi, ad esempio, sono uno di questi prodotti: a metà del ‘900 un'azienda trovò il modo di produrre lamette iper performanti e resistenti, che duravano dieci volte tanto rispetto a quelle in commercio. Dopo qualche anno furono rimosse dal mercato, poiché di fatto lo bloccavano, dato che le persone non avevano più bisogno di sostituirle.

I danni sull'ambiente

Questo comportamento aziendale dai risvolti parecchio consumistici e capitalistici ha effetti dannosi sull'ambiente e sulla società in generale.

In primo luogo, l'obsolescenza programmata porta a un aumento dei rifiuti elettronici RAEE, tra quelli più difficili da smaltire. In molti paesi, questi rifiuti vengono spesso gettati in discariche o bruciati, provocando danni all'ambiente e alla salute delle persone. Inoltre, l'estrazione di materie prime per la produzione di nuovi prodotti elettronici ha un impatto significativo sull'ambiente, con la deforestazione, l'erosione del suolo e la contaminazione dell'acqua.

In secondo luogo, l'obsolescenza programmata comporta un costo economico per i consumatori. Chi acquista si trova infatti costretto a sostituire frequentemente i prodotti in questione, anche quando questi funzionano ancora bene, solamente a causa del fatto che i componenti essenziali sono diventati obsoleti o inutilizzabili. Ciò aumenta notevolmente i costi portando anche a una riduzione del potere d'acquisto, con effetti negativi sull'economia in generale.

L'obsolescenza programmata, infine, può essere vista come un sintomo di un sistema economico che pone il profitto al di sopra del benessere delle persone e dell'ambiente. Invece di progettare prodotti durevoli e sostenibili, le aziende cercano di massimizzare i profitti attraverso l'uso di pratiche commerciali che incoraggiano i consumatori a comprare prodotti nuovi. Questo approccio alla produzione e al consumo è insostenibile e deve essere sostituito da un approccio più responsabile ed etico.

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