L’olivo della Madonna sarà ripiantato presso le chiese della Calabria con l’aiuto detenuti delle carceri

Un olivo secolare che rischiava di scomparire del tutto è stato ritrovato da un archeologa appassionata di ambiente. La preziosa scoperta di Annamaria Rotella permetterà di avviare un progetto di innesto di questa pianta in tutta la Calabria con il sostegno dei detenuto delle carceri della Regione.
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Gaia Cortese 1 Dicembre 2021

Annamaria Rotella è un’archeologa con una grande passione per l’ambiente. Per diversi anni si è dedicata ad una ricerca estesa sul territorio di un albero secolare a forte rischio di estinzione, quello che viene chiamato l’olivo della Madonna (Olea europaea leucocarpa).

L’olivo prende questo nome perché in passato i suoi frutti venivano usati per produrre l’olio che alimentava, oltretutto senza fare fumo, le lampade delle chiese e dei luoghi di culto. Con l’arrivo dell’energia elettrica, questo olivo è stato un po’ dimenticato, ma Annamaria Rotella ne ha voluto ricercare le essenze naturali e le ha trovate proprio in Calabria, definendo il risultato di una ricerca così lunga “una grande emozione”.

L’archeologa, che è anche vicepresidente di Archeoclub d’Italia, ne ha parlato in occasione di una conferenza che si è tenuta alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum; qui ha spiegato che “grazie all’aiuto della Pastorale del Creato a livello calabrese, e dunque del responsabile Frate Stefano, andremo a ripiantare l’Olivo della Madonna presso tutte le chiese della Calabria con l’aiuto dei detenuti delle carceri calabresi che cureranno la fase di innesto“.

Al momento di questi olivi ne sono stati piantati già 54 esemplari e c’è l’idea di lanciare anche un nuovo Cammino dell’Olio della Madonna, tra borghi e giardini dove innestare questa pianta. Un'idea che concretizzandosi in un progetto ben definito può valorizzare questa particolare cultivar quale patrimonio archeologico, architettonico, antropologico e paesaggistico del territorio in cui cresce.

Ad oggi l’olivo della Madonna ha rischiato seriamente di scomparire, ma con l’attuazione di questo progetto è plausibile che sopravviva nel tempo; merito dei risultati della ricerca dell'archeologa calabrese, che è stata sostenuta anche da Italia Nostra Crotone e dal direttore dell’Ufficio Regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia, la pace e la custodia del Creato, Frate Stefano Caria.