Per una rivoluzione sostenibile, Luca Mercalli: “Il modello economico si può cambiare, le leggi fisiche del Pianeta no”

Quali sono gli effetti dell’epidemia da Coronavirus sul Pianeta? Impareremo qualcosa o una volta passata l’emergenza tornerà tutto come prima? E come ricominciare per vivere in modo più rispettoso del luogo in cui viviamo? Lo abbiamo chiesto a Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico.
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Sara Del Dot 22 Aprile 2020

Che effetti ha avuto e sta avendo la pandemia sul Pianeta? Impareremo qualcosa da tutto questo? E in che modo, una volta tornati alla normalità, potremo cambiare le nostre abitudini per impostare uno stile di vita che tenga maggiore conto delle nostre reali necessità e di quelle del luogo in cui viviamo? Sono queste e molte altre le domande che si stanno facendo le persone che si chiedono in che modo la pandemia che ci sta obbligando in casa potrà inficiare a lungo termine sull'ambiente.

Per capirci qualcosa in più ci siamo rivolti al climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, che ha sottolineato l’importanza fondamentale di ripensare l’economia in un’ottica di maggiore rispetto della natura e quindi di noi stessi. Una prospettiva tanto fattibile quanto, purtroppo, improbabile dal momento che per risolvere i problemi vengono interpellate principalmente le figure che li hanno creati, lasciando da parte chi, invece, vorrebbe trovare una soluzione vera in grado di agire alla radice.

Professor Mercalli, sembra che l’epidemia in corso stia avendo degli effetti benefici sull’ambiente. Come legge questa situazione?

Gli effetti ci sono. Avendo tolto di mezzo gran parte degli aerei, delle automobili e anche una bella fetta di consumi, effettivamente c’è un calo degli inquinanti di vario genere che coinvolge tutto quello che è la combustione di benzina e gasolio, ma che agisce anche dal punto di vista degli oggetti, dei materiali. È anche probabile che si producano un po’ meno rifiuti, su questo però non ho ancora dei dati, mentre sui fumi e inquinamento atmosferico i dati ci sono e mostrano un netto miglioramento in diversi casi.

In questa situazione ho avuto l’occasione di capire ciò che è necessario e ciò che invece può essere considerato superfluo.

Tutto questo però non avrà alcun riscontro a lungo termine se poi tutto tornerà come prima. Se, come tutti ci auguriamo, la fase peggiore della pandemia verrà superata nei prossimi mesi, questo sarà irrilevante sul problema ambientale globale se ogni attività ripartirà come prima. Sarà come essersi presi una breve boccata d’aria, ma niente di più.

Ciò che bisognerebbe fare è riuscire a trasformare una parte di questo involontario esperimento in un comportamento nuovo, permanente. Ma chi è che avrà voglia di farlo? Forse l’unica eredità che riusciremo a portarci dietro sarà il telelavoro e così avremo qualche auto in meno che girerà sulle strade al mattino. Ma tolto quello? Chi avrà voglia di rinunciare all’aereo e ad altre comodità? Senza un cambiamento vero le emissioni torneranno proprio dove erano prima dell’epidemia.

In tutto questo quindi la questione climatica rimane sempre in secondo piano rispetto a tutto il resto?

La questione climatica è ben più ampia. Non c’è solo il clima, si parla di problemi ambientali che vanno a toccare anche quello che ci è più caro in questo momento, ovvero la salute. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l’inquinamento fa male al clima, sì, ma fa male anche alla salute. Da anni diciamo che vivere all’interno di città inquinate sottrae anni di vita alle persone, ma non si è mai fatto nulla.

Se tutto tornerà come prima, sarà come aver preso una boccata d'aria.

C’è voluto un evento traumatico come un’epidemia per fermare l’eccesso di attività e di movimento di questa società e il prezzo sarà una crisi economica. Ciò significa che forse è il modello economico a dover essere cambiato. Anche per tentare dopo di occuparci di questi altri problemi, che ora è giusto che siano un po’ in secondo piano, però non dobbiamo dimenticarli, anzi.

Quali sono gli aspetti su cui bisognerebbe lavorare una volta tornati alla normalità?

Bisogna uscire dall’economia della crescita, non c’è niente da fare. Un’economia basata sulla crescita infinita all’interno di un Pianeta dalle risorse finite non può funzionare. E questo è visibile chiaramente da ciò che sta accadendo in questo momento. È assurdo pensare che una sosta, oltretutto parziale, del nostro sistema produttivo ci porti alla catastrofe. Non è mica una guerra, non abbiamo distrutto niente, non sono crollate le strade, è tutto ancora intatto. Abbiamo soltanto rallentato. E come è possibile che un rallentamento provochi una catastrofe? Perché un’economia deve funzionare soltanto se tutti i giorni continua senza sosta a produrre cose di cui forse non abbiamo neanche bisogno? Ora che viviamo chiusi in casa da 40 giorni, infatti, abbiamo la prova che forse non abbiamo bisogno proprio di tutto, che ciò di cui abbiamo bisogno è mangiare, comunicare, essere sani… In questa situazione ho avuto l’occasione di capire ciò che è necessario e ciò che invece può essere considerato superfluo.

Un’economia basata sulla crescita infinita all’interno di un Pianeta dalle risorse finite non può funzionare.

Ma se questo porta un danno all’economia è evidente che ci sia qualcosa che non va, ma nell’economia, che poi è la stessa che distrugge la natura. Il risultato è che ad essere sbagliato è il modello economico, non tutto il resto. Dobbiamo riuscire ad avere un’economia che non sia condannata a dover crescere continuamente per produrre l’inutile per stare in piedi. Io devo avere un’economia che sia al mio servizio, al servizio dell’uomo, mentre in questo momento è l’uomo al servizio dell’economia. In un’economia diversa un rallentamento non avrebbe fatto tutti questi danni.

Secondo lei è possibile riuscire a innescare una rivoluzione del genere?

Non sono un profeta, ma sicuramente un’eventuale cambiamento dipende da due fattori. Uno è in parte un fattore sociale, basato su quanto le persone siano disposte a cambiare il proprio stile di vita e rinunciare a qualcosa per ottenere qualcos’altro, come ad esempio un ambiente più sano, un cibo più buono, una vita sociale soddisfacente. Per cambiare le regole, naturalmente, è necessaria l’accettazione di una rinuncia. Il secondo problema è rappresentato dalla grande economia mondiale, cioè chi detiene il potere economico non vuole cambiare il sistema perché è da quello che si nutre.

E lei come esperto è stato mai interpellato in questo periodo?

Assolutamente no, non sono interpellato, così come molti altri miei colleghi che si occupano di questioni ambientali. Non a caso, come responsabile della “fase due” è stato nominato un manager. In pratica per risolvere i problemi del futuro si preferisce chiedere a chi li ha creati in passato. E questo rende molto difficile risolverli, o meglio dubito si parlerà di clima o di ambiente. Personalmente ho poche speranze che la lezione si imparerà nel modo giusto, anche se scienziati e intellettuali di tutto il mondo non fanno che ripetere che non dobbiamo ripartire come prima, che la normalità non deve più essere questa.

Ma cambiamola, questa economia, perché si può! L’economia la fanno gli uomini. È incredibile come pensiamo che questa economia sia monolitica e immutabile, eppure l’abbiamo inventata noi! Quello che è immutabile sono le leggi fisiche del clima e del Pianeta.