L’UE approva il primo accordo sulla riduzione delle emissioni di metano: chi le produce e per quanto tempo rimangono in atmosfera

L’Unione europea ha raggiunto un accordo storico: per la prima volta i Paesi membri hanno concordato sulla necessità di dotarsi di un trattato per la riduzione delle emissioni di metano.
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Francesco Castagna 17 Novembre 2023

Perché dovremmo interessarci delle politiche che si decidono al Parlamento o al Consiglio europeo? Spesso ciò che si decide a Bruxelles o a Strasburgo ci sembra così lontano, che di riflesso pensiamo che alcune questioni non potrebbero riguardarci in prima persona, spesso non è così. È il caso del nuovo accordo raggiunto nelle sedi UE sulla riduzione delle emissioni di metano, un gas le cui emissioni, secondo gli ultimi studi disponibili, sono responsabili per il 30% del riscaldamento globale attuale.

Se da una parte questo gas inquina molto di più dell'anidride carbonica, dall'altra è molto più facile da rimuovere dall'atmosfera rispetto a quest'ultima. A dirlo è un nuovo report, il Global Methane Assessment, dell'UNEP, Programma ambientale delle Nazioni Unite, che ha rilevato che la riduzione delle emissioni di metano legate all'agricoltura sarebbe fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici.

L'Unione europea è consapevole del fatto che il metano rappresenta il secondo maggior responsabile dei cambiamenti climatici, per questo motivo, ai fini della realizzazione del Green Deal e quindi ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.

Cosa prevede l'accordo e chi produce le emissioni di metano

Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno stabilito che il trattato obbligherà l'industria del fossile, petrolio e carbone, a "misurare, monitorare, comunicare e verificare adeguatamente le proprie emissioni di metano secondo i più elevati standard di monitoraggio e ad adottare misure per ridurle". Questo accordo è stato raggiunto a poche settimane dall'inizio della COP28 di Dubai, dove molti osservatori internazionali auspicano che i Paesi introducano nuove misure per intervenire sulle emissioni di questo gas.

Ma da dove derivano le emissioni di metano? Il settore principale è l'agricoltura, l'attività infatti è responsabile di circa il 32% delle emissioni di metano dal letame e dalle emissioni gastroenteriche, a cui si aggiunge un ulteriore 8% a causa delle attività legate alla coltivazione del riso.

Oltre a istituire una banca dati in cui con trasparenza verranno riportate tutte le informazioni sulle emissioni di metano comunicate dagli importatori e dagli operatori dell'UE, l'accordo prevede anche tutta una serie di obblighi che riguardano l'attività di lavorazione e vendita:

  • Impone agli operatori di comunicare la quantificazione e le misurazioni delle emissioni di metano a livello di fonte, anche per le attività non gestite;
  • obbliga le compagnie petrolifere e del gas a effettuare controlli regolari delle loro attrezzature per riparare le perdite di metano nel territorio dell'UE entro scadenze specifiche;
  • vieta lo sfiato e il flaring di routine da parte dei settori del petrolio e del gas e limita lo sfiato e il flaring non di routine a circostanze inevitabili;
  • Limita lo sfiato dalle miniere di carbone termico a partire dal 2027, e i limiti si fanno più severi dal 2031 in poi;
  • richiede alle aziende dei settori del petrolio, del gas e del carbone di effettuare un inventario delle attività non in funzione, come pozzi e miniere, per monitorarne le emissioni e adottare un piano per mitigarle il più presto possibile.

Quanto rimangono nell'atmosfera

Secondo l'ISRPA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, il gas metano rimane nell'atmosfera per un tempo medio che va dai 10 ai 15 anni, di gran lunga inferiore rispetto alle tempistiche dell'anidride carbonica. C'è un risvolto negativo, però, perché se il metano è presente per 20 anni, allora questo gas avrà un impatto di 84 volte superiore.

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