
Anche l'Unione europea dopo un tot di anni ha bisogno di aggiornarsi. È il caso delle norme che regolamentano la riparazione degli oggetti prodotti all'interno del mercato comunitario e non. La Commissione Mercato Interno dell'Unione europea ha approvato la bozza che modifica la regolamentazione comunitaria sul diritto alla riparazione. Con 38 voti a favore, 2 contrari e zero astenuti l'UE ha intenzione di "aggiornare le norme esistenti in materia di prodotti difettosi per proteggere meglio i consumatori e tenere il passo con lo sviluppo di nuove tecnologie", questo è quanto emerge dal sito dell'Unione europea.
L'obiettivo della revisione della direttiva è quello di uniformare le leggi dei singoli Stati europei per garantire in futuro il corretto funzionamento dell'economia circolare e digitale, aiutando in questo modo tutti coloro che sono stati vittime di prodotti difettosi a ottenere risarcimenti più giusti.
L'attuale definizione di diritto alla riparazione infatti riconosce i danni fisici ai prodotti, ma tiene fuori il software libero o l'open source, perché si tratta di un campo in cui i miglioramenti vengono apportati da altri utenti. Ma con questa revisione l'Unione europea ha imposto che deve esserci sempre un responsabile per i casi in cui una modifica apportata genera un danno al prodotto, nell'ottica di rendere il mercato comunitario più sostenibile con prodotti più durevoli, riutilizzabili, riparabili e aggiornabili.
Come si legge sul sito della Commissione europea infatti, queste nuove norme permetteranno agli utenti di poter richiedere un risarcimento per i danni psicologici riconosciuti dal punto di vista medico, che richiedono una terapia o un trattamento medico. Inoltre, ogni persona potrà richiedere un risarcimento per la distruzione o la corruzione irreversibile dei dati, tra cui la cancellazione dei file da un disco rigido (a patto che il danno sia superiore a 1.000 euro).
Per quanto riguarda il periodo di responsabilità, le opinioni della Commissione e del Parlamento UE sono differenti. La prima prevede un arco di tempo di 20 anni, il secondo vorrebbe estenderlo fino a 30 quando "il danno è visibile dopo un periodo di tempo più lungo". Riparare gli oggetti che già possediamo è una scelta che possiamo e dobbiamo fare per l'ambiente, in un documento recente dell'UE infatti, lo smaltimento prematuro dei beni di consumo genera 261 milioni di tonnellate di emissioni equivalenti di CO2 ogni anno.
Il testo di questa modifica sarà discusso in sessione plenaria dal Parlamento tra il 20 e il 23 novembre, poi sarà il turno del Consiglio europeo, che dovrà votarlo. In ultimo, la bozza sarà sottoposta ai negoziati finali.