L’Università di Torino riqualifica un’area abbandonata per realizzare degli orti urbani

L’Università di Torino ha avviato un progetto di riqualificazione del territorio con studenti, docenti e pensionati, realizzando orti urbani dove coltivare frutta e verdura. E in questo progetto c’è tutto: inclusione, cooperazione, principi di economia circolare e sviluppo sostenibile.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 7 Gennaio 2022

Nel progetto di orti urbani inaugurato dalla Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino c’è tutto: la riqualificazione di un’area abbandonata, il recupero di rifiuti, i principi dell’economia circolare, l'inclusione e una sana cooperazione tra studenti e pensionati che, da un punto di vista più emozionale, mi piace pensare siano forse gli aspetti più coinvolgenti di questo progetto.

Nato da un’idea della Scuola di Management con il Dipartimento di Scienze economico-sociali e Matematico-statistiche dell’ateneo, in collaborazione con la struttura che coordina le politiche di sostenibilità ambientale dell’ateneo torinese (UniToGO Green Office), il progetto ha riqualificato un’area esterna abbandonata di 50 metri quadrati per coltivare frutta e verdura in appositi cassoni di legno.

I lavori di realizzazione dell’orto hanno avuto inizio già lo scorso agosto, per proseguire nel mese di ottobre con un workshop che ha visto la partecipazione degli studenti e dei pensionati, quest'ultimi indispensabili per dare consigli e suggerimenti su quali specie arboricole siano più adatte a crescere in un‘area in cui loro stessi sono cresciuti e che conoscono in modo non superficiale. Nel mese di novembre l’area da riqualificare è stata ripulita dagli studenti e dal personale docente, arrivando a raccogliere in poche ore fino a 860 chili di rifiuti.

“Sono stati organizzati  alcuni momenti di co-progettazione che hanno permesso di raccogliere idee, spunti e per creare uno spazio capace di raccogliere diversi punti di vista e diverse esigenze, ispirato dalla creatività e dell’immaginazione dei singoli, ma con una visione corale – ha spiegato la Prof.ssa Laura Corazza del Dipartimento di Management di UniTo -. Durante i diversi incontri con anziani che frequentano abitualmente l’area e che sono cresciuti in questo quartiere, si è ricostruita la storia del sito, anche dal punto di vista delle specie arboricole che erano presenti. La scelta delle piante è stata ispirata dai racconti che abbiamo ascoltato e dalle diverse testimonianze di chi è cresciuto in questi spazi. Riprendere le radici storiche nella scelta delle piante è servito a dare un senso di continuità con il passato, riscoprendo una memoria storica importante”.

Dicevamo anche dell’economia circolare: infrastrutture e arredi (come la stessa realizzazione dei cassoni), sono stati realizzati con il legno di scarto recuperato dalle segherie locali e dai cantieri edili che operano in bioedilizia, mentre il camminamento che attraversa gli orti urbani è stato realizzato recuperando 22 quintali di traversine ferroviarie in rovere, opportunamente trattate.

C'è anche, nel progetto, un principio di inclusione. Per rendere accessibile l’area anche alle persone con disabilità motoria, i camminamenti e i cassoni sono stati progettati affinché siano raggiungibili da tutti: cassoni quindi più bassi e stretti, usufruibili anche da bambini e bambine delle scuole limitrofe. Non solo. Per persone ipovedenti o non vedenti la storia dell’orto e le sue regole sono anche disponibili in formato audio, con accesso tramite smartphone.