Maiali geneticamente modificati sulle nostre tavole? Non è poi così improbabile: la FDA ci starebbe pensando

Un’azienda inglese ha creato quattro mail geneticamente modificati per resistere a una malattia capace di compromettere interi allevamenti creando così danni economi enormi. E la Food and Drug Administration statunitense ne starebbe valutando l’autorizzazione per il consumo umano.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Marzo 2024
* ultima modifica il 05/03/2024
In collaborazione con il Dott. Simone Gabrielli Biologo nutrizionista

Negli allevamenti, poi nella grande distribuzione dei supermercati e infine sulla tua tavola. Questo, a breve, potrebbe essere il viaggio di un maiale geneticamente modificato.

Un animale cioè modificato attraverso tecniche di editing genetico allo scopo di resistere a determinate malattie capaci di compromettere intere popolazioni di suini e danneggiare così un settore fondamentale dell’economia mondiale.

La porta ormai è aperta, anzi spalancata dopo i successi di Crispr-Cas9 ma una spallata decisiva a questo «nuovo mondo» ora potrebbe arrivare dai risultati ottenuti da un’azienda inglese.

Come descritto sulla rivista Crispr Journal,  un gruppo di ricercatori è riuscito a creare con successo maiali geneticamente modificati e dotati dunque della capacità di non soccombere ai colpi del virus della sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini.

“Non ci vedo nulla di strano, per secoli abbiamo incrociato specie per creare gli animali da allevamento che abbiamo oggi. Se la scienza ne assicurerà fattibilità e sicurezza, potrebbe portare molti vantaggi ci ha spiegato il dottor Simone Gabrielli, biologo nutrizionista.

L’idea degli scienziati è quella di dotare i maiali di misure difensive contro una malattia di natura virale, provocata da due virus a Rna e responsabile di infertilità, problemi riproduttivi e disturbi respiratori.

Le prime segnalazioni della sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini risalgono alla fine degli anni ’80, quando negli Usa furono registrati focolai di infezioni suina dove gli esemplari pativano aborti e parti prematuri, difficoltà respiratorie e nell’aumento di peso oltre, appunto, a un incremento della mortalità.

Stesse manifestazioni che, qualche anno più tardi comparvero anche in Europa, tra Germania e Paesi Bassi in primis.

Nel tempo la scienza si è dotata di un vaccino contro quest’infezione ma ad oggi, tuttavia, non risulta ancora così particolarmente efficace.

Colpa della natura di questi virus a Rna che, come abbiamo dovuto imparare in questi ultimi anni, hanno una tendenza a mutare così tanto e in fretta che i vaccini non riescono a tenere il passo. L’obiettivo dell’azienda inglese è quello di vanificare i tentativi di intrusione nell'organismo suino, eradicando così la malattia nel giro di un decennio.

La scienza già da qualche anno aveva provato a rendere immuni i maiali in maniera artificiale prendendo di mira il recettore CD 163, quello che i due virus utilizzano come porta d’ingresso nelle cellule suine e eliminandolo.

L’azienda inglese ha portato avanti questi studi tenendo sempre un occhio puntato sull’aspetto commerciale e ha quindi provato a modificare geneticamente quattro animali.

Una volta confermata la buona riuscita del processo e la buona salute dei maiali, i ricercatori hanno quindi proceduto con l’accoppiamento e dunque la produzione di una specie di suini geneticamente immune alla sindrome respiratoria e riproduttiva. E i risultati sembrano aver dato loro ragione.

Ancora di più se pensi che gli animali in questione non possono essere considerati «transgenici» e quindi suscettibili di tutta quella serie di dubbi e paure che hanno invaso il mondo degli organismi geneticamente modificati.

Le modifiche genetiche, in questo caso, non prevedono l’aggiunta di geni esterni prelevati da altre specie: si tratta di alterazioni che replicano processi naturali, che possono cioè avvenire spontaneamente, come appunto l’eliminazione di un particolare gene.

“Applicando queste modifiche in laboratorio velocizziamo il processo di selezione e lo rendiamo più sicuro, evitando di creare incroci strani. Consideriamo che la modifica mira a prevenire una malattia e non a creare razze suine che si accrescono di più o più velocemente, al contrario di come abbiamo fatto coi polli Broiler” ha aggiunto il dottor Gabrielli alludendo quindi a un potenziale buon esito di questo percorso.

L’azienda inglese al momento ha aperto colloqui con la Food and Drug Administration statunitense e le prime indiscrezioni parlano chiaro: l’autorizzazione per il consumo umano non è poi così impensabile.

Fonte | "Generation of a Commercial-Scale Founder Population of Porcine Reproductive and Respiratory Syndrome Virus Resistant Pigs Using CRISPR-Cas" pubblicata il 14 febbraio 2024 sulla rivista Crispr Journal

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