Mancano pochi giorni al Festival di Yulin, il massacro di cani e gatti autorizzato dalle autorità cinesi

A nulla ha portato l’indignazione che si era scatenata nei confronti dei wet market cinesi con la diffusione del Sars-Cov-2. A Yulin non ci saranno serpenti, pangolini e pipistrelli, ma cani destinati a essere massacrati e bolliti vivi in nome di un’attività commerciale che si maschera dietro le sembianze di un’usanza popolare.
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Gaia Cortese 12 Giugno 2021

Migliaia di cani e gatti vengono sacrificati ogni anno in occasione del Festival di Yulin, o Yulin Dog Meat Festival. Stipati in gabbie di metallo e casse di legno, rassegnati al loro destino, gli animali che finiscono in questo girone dell'inferno aspettano solo di essere sacrificati per essere macellati, bolliti e venduti come pasto ai visitatori dell’evento. Sembra impossibile, ma un evento tanto atroce, è un appuntamento fisso che da oltre dieci  anni si tiene ogni solstizio d’estate, nella città di Yulin, nel Guangxi.

Nonostante il festival della carne canina voglia passare come un’usanza popolare, in realtà non ha nulla a che vedere con la cultura culinaria locale: si tratta di un’attività commerciale mascherata da tradizione regionale. Un’attività che non si è fermata neppure lo scorso anno, quando in seguito alla preoccupante diffusione del virus Sars-Cov-2 e alla sua correlazione con i wet market cinesi, anche i mercati di animali vivi si erano ritrovati nell'occhio del ciclone dell'opinione pubblica.

A Yulin non ci sono pipistrelli, serpenti o pangolini o altre specie di animali esotici: ma ci sono cani, animali considerati "esseri senzienti", tanto da essere stati riconosciuti e inseriti formalmente per la prima volta in una riforma delle leggi in materia del Regno Unito, lo scorso maggio. In occasione del Festival, alcuni di questi cani vengono catturati per strada se non addirittura rubati ai rispettivi proprietari. Spesso i cani (e anche i gatti) vengono avvelenati con sostanze chimiche, per poi essere rinchiusi in gabbie e casse fatiscenti fino a quando non saranno macellati sul posto in occasione del festival dell’orrore.

Senza cibo e acqua, molti cani muoiono stremati nelle gabbie per le ferite riportate, per la mancanza d'aria o per infarto, prima di essere crudelmente macellati.

Senza contare che la Cina è il secondo Paese al mondo per numeri di casi di rabbia. Il governo di Yulin nel 2007 ha ammesso che nella città si erano registrati diversi focolai di rabbia, un fatto che non sorprende viste e considerate le scarsissime condizioni igieniche in cui si trovano questi animali. Nell’interesse della salute pubblica, la prima misura da prendere sarebbe prevenire malattie mortali come la rabbia ed evitare la diffusione dell’infezione, favorita dalle condizioni in cui sono trasportati e tenuti i cani destinati al Festival di Yulin. Non si può nascondere che i cani venduti al mercato sono nella maggior parte dei casi malati o infettati, se non addirittura prossimi a morire per problemi di salute; oltretutto, tutte le persone che vengono infettate dalla rabbia per aver mangiato carne di cane, hanno un'altissima probabilità di morire.

Alla vigilia dell'evento sono molti gli attivisti che protestano in Cina affinché il Festival non abbia più luogo, mentre centinaia di volontari cercano addirittura di fermare i camion che trasportano i cani sul luogo del mercato, nel vano tentativo di salvarne qualcuno.

Milioni di persone si stanno unendo agli appelli e alle campagne che pretendono che il Festival di Yulin non venga più organizzato. La Humane Society International, una delle più grandi organizzazioni che si battono per la protezione degli animali, sta raccogliendo firme per sostenere una petizione affinché le autorità cinesi vietino l'evento una volta per tutte.