
Le sue prede preferite sono le microplastiche, che stanno inquinando i nostri mari e soprattutto i nostri porti. Ti presento Manta, un particolare telaio che regge una rete di nylon, nelle cui maglie rimarranno, dopo la pesca, solo frammenti minuscoli: da quelli visibili a occhio nudo a quelli che si misurano in micron, ossia in centesimi di millimetri. Un vero e prorio spazzino del mare il cui nome ricorda quello del grosso pesce simile alla razza.
Manta fa parte del progetto europeo SPlasH!, che coinvolge gli studiosi dell'Università di Tolone, in Francia, e dell'Università di Genova. Un progetto ambizioso, il primo che si propone di analizzare la presenza, l'origine e le dinamiche delle microplastiche nei porti.
La ricerca non si occuperà soltanto delle plastiche galleggianti sulla superficie del mare, ma anche delle fibre presenti nella colonna d'acqua e sul fondale e consentirà di fornire dati su alcuni aspetti ancora inesplorati, come l'afflusso e l'incidenza quantitativa delle varie sorgenti di microplastiche dalla terraferma al mare e la distribuzione alle varie profondità in zone fortemente interessate dall'attività umana. Al momento i porti presi in considerazione dal programma sono Tolone, Olbia e Genova.
E proprio dal capoluogo ligure comincia l'avventura di Manta, che verrà caricata su una piccola imbarcazione che valuterà la salute delle acque nel porto antico, non lontano da dove sbocca il torrente Polcevera. Il fiume, tristemente famoso per le sue esondazioni, porta infatti in mare i resti dei rifiuti di ogni tipo, soprattutto di plastica. Il materiale raccolto da Manta verrà in seguito analizzato in laboratorio. La fine del progetto SPlasH!, partito nel febbraio 2018, è prevista per il 31 gennaio 2020.
(foto di progetto SPlasH!)