Mattoni creati dalla plastica: la start-up kenyana della giovane Gjenge Makers

Fondata da una giovane imprenditrice, ha vinto da poco un importante riconoscimento dell’Onu. Ogni giorno crea oltre mille mattoni, e finora ha recuperato 20 tonnellate di rifiuti plastici.
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Gianluca Cedolin 25 Febbraio 2021

Alla fine dello scorso anno, la giovane imprenditrice kenyana Nzambi Matee ha vinto, con la sua compagnia Gjenge Makers, fondata nel 2018, il premio Young champion of the Earth per l'Africa, dato dall'Onu. Gjenge Makers nasce con l'ambizioso obiettivo di trasformare gli scarti di plastica in materiale da costruzione. Nella sola Nairobi, capitale del Kenya, ogni giorno si producono circa 500 tonnellate di rifiuti plastici, e solo una parte di questi viene riciclata. Da qui l'idea di Nzambi di raccogliere la plastica e, attraverso una lavorazione nemmeno troppo complessa, convertirla in mattoni: un caso di scuola di economia circolare.

Come racconta la fondatrice nel video, la start-up ha risolto il problema di molte aziende, le quali solitamente devono pagare per smaltire i rifiuti. Alla Gjenge Makers invece se li fanno donare e, utilizzando tre macchinari, mischiano i pezzetti di plastica con la sabbia ad alta temperatura e poi la comprimono. Sfruttando le caratteristiche fibrose della plastica, creano dei mattoni molto leggeri e resistenti, migliori anche dei mattoni ottenuti dai procedimenti classici. Vengono prodotte anche coperture per tombini e piastrelle.

Oggi a regime la Gjenge Makers riesce a produrre circa mille, millecinquecento mattoni ogni giorno, di dimensioni e colori diverse. Da quando ha iniziato a riusare queste particelle di plastica, la start-up ha riciclato oltre 20 tonnellate di rifiuti di plastica, che altrimenti sarebbero state incenerite. E gli obiettivi, soprattutto dopo il riconoscimento dell'Onu, sono ambiziosi: arrivare a 50 tonnellate entro la fine del 2021. Gjenge Makers oltre a dare un apporto importante all'ambiente e all'economia circolare, impedendo ai rifiuti plastici di andare dispersi, ha avuto un impatto importante anche a livello sociale, creando fino adesso oltre cento posti di lavoro e dando uno spazio importante all'imprenditoria femminile in Africa.