
Reti da pesca e trappole illegali posizionate da pescatori che avevano catturato centinaia di creature marine. Questo è quanto ha denunciato Sea Shepherd Conservation Society, organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia della fauna ittica e degli ambienti marini. L'operazione si è svolta nelle acque dell'arcipelago toscano, in cui, 64 boe prive di ogni tipo di dispositivo identificativo, sono state avvistate e segnalate alle autorità marittime nei pressi dello scoglio Africa, nei confini occidentali dell’Area Marina Protetta dell’isola di Montecristo. Il team Sea Shepherd a bordo della Sea Eagle, con l’autorizzazione della Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto di Livorno, ha rimosso 47 trappole e 6 reti per un totale di 3.774 mq, confermate poi essere illegali.
Tantissimi gli animali marini trovati morti nelle reti non a norma, solo 135 quelli ancora vivi che sono stati liberati e riconsegnati al loro habitat, tra i quali scorfani, granchi, polpi e murene. Le trappole sono state, invece, consegnate nelle mani della Guardia di Finanza. "Materiale che non ucciderà più il nostro mare, già soffocato dalla plastica e sfruttato oltre i limiti della sopravvivenza" ha commentato Sea Shepherd Italia.
Intanto, l'associazione continua a pattugliare le aree marine proseguendo la lotta contro l'illegalità, soprattutto in un tratto di mare soggetto a modalità di pesca intensiva e incontrollata. Solo l'anno scorso nelle acque nei pressi del Parco Nazionale Arcipelago Toscano erano state sequestrate centinaia di trappole per la pesca illegale al polpi e tutto fa pensare che il fenomeno non sia destinato ad arrestarsi.