Allarme medici e infermieri in burnout: aumenta il rischio di errori medici

Secondo un sondaggio condotto dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) su oltre duemila professionisti sanitari, tra medici e infermieri, dei reparti di Medicina interna è emerso che il 52% dei medici e il 45% degli infermieri soffrono di burnout. Quasi uno su due ha pensato di lasciare. Questo è un rischio anche per i pazienti: lo stress implica l’aumento del rischio di commettere errori sanitari. Ma resiste il senso di gratificazione per la maggior parte dei professionisti sanitari.
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Maria Teresa Gasbarrone 8 Maggio 2023
* ultima modifica il 09/05/2023

La maggior parte dei medici e infermieri italiani è costretta a lavorare in condizioni di stress non accettabili, con conseguenze anche per la sicurezza dei pazienti. È quanto emerge da un'indagine della Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri), condotta du un campione di oltre duemila professionisti sanitari e presentata a Milano al 28esimo Congresso nazionale della Federazione.

L'allarme della categoria

Dopo sole poche ore dalla dichiarazione da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) della fine della pandemia come emergenza internazionale, le criticità nella Sanità pubblica continuano a rappresentare un problema, per professionisti e pazienti.

I più colpiti sono gli i medici e gli infermieri dei reparti di Medicina interna: quasi uno su due pensa di licenziarsi.

Il 52% dei medici e il 45% degli infermieri che lavorano in Medicina interna soffrono di burnout.

Depressi, stressati e in perenne carenza di sonno per orari di lavoro difficilmente sostenibili, carichi di lavoro impossibili da gestire. Il tutto aggravato dal sovraccarico di pazienti per medici e dalla mole eccessiva di lavoro burocratico da sbrigare, che rendono sempre più difficile instaurare un rapporto empatico con il paziente.

Si tratta di un quadro piuttosto diffuso nei reparti di Medicina interna d'Italia: secondo Fadoi il 52% dei medici e il 45% degli infermieri che lavorano in quest'ambito soffrono di burnout, una condizione che riassume tutti i sintomi sopra indicati e causata proprio da uno stress perenne.

Le conseguenze per i pazienti

Il quadro emerso rappresenta un allarme anche per la sicurezza degli assistiti, dato che lavorare in simili condizioni di stress aumenta il rischio di commettere errori sanitari: sempre Fadoi segnala che in Italia se ne compiono quasi 100mila all'anno.

Uno studio statunitense ha stimato un errore medico grave all'anno nel 36% dei medici in burnout.

Uno studio condotto dalla Johns Hopkins University School of Medicine e dalla Mayo Clinic del Minnesota ha rilevato almeno un errore grave nel corso dell’anno nel 36% dei camici bianchi in burnout. Dato che in Italia, considerato l'intero settore della sanità, si dicono in burnout 56mila medici e 125.500 infermieri, ne risulta che si può ipotizzare un totale di oltre 20mila errori gravi all'anno.

Chi sono i più colpiti

Il quadro non è omogeneo nell'intera categoria. Sono due i fattori che influenzano di più sullo stato di stress: l'età e il sesso.

Per quanto riguarda il primo punto il rischio di stress cronico aumenta con l'età: sotto i trent’anni la percentuale di chi è in burnout cala al 30,5%. Netta è anche la differenza tra uomini e donne: sia tra gli infermieri che tra i medici l’incidenza è più del doppio tra le donne, dove permane la difficoltà di coniugare il tempo di lavoro con quello assorbito dai figli e la famiglia in genere.

I rischi per la sanità

Il quadro rischia inoltre di aggravarsi ulteriormente, almeno stando ai dati relativi alle possibile nuove fuoriuscite dal settore.

Tra i coordinatori infermieristici il 45% è in burnout e la stessa percentuale pensa di licenziarsi entro l’anno, lasciando così ancora più sguarnita la trincea del pubblico, andando invece a sostenere la sanità privata o trasferendosi direttamente all'estero.

Senso di frustrazione, sensazione di non riuscire ad andare avanti e senso di colpa per avere dovuto trascurare qualche paziente sono tra i sentimenti più ricorrenti tra i coordinatori infermieristici.

Percentuali appena più basse si rilavano tra i coordinatori medici, dove in burnout è il 31,8%, mentre la percentuale di chi pensa di licenziarsi entro l’anno è del 47,4%. Qui a sentirsi “emotivamente sfinito” è l’80% del campione, mentre il senso di frustrazione accompagna il 60% di loro e il 70% sente di non poter assolvere adeguatamente ai propri compiti. La sensazione di trattare in modo troppo impersonale esiste anche per i medici in corsia, ma in modo meno sostanzioso: il 53% ha dichiarato di sperimentare questa condizione.

Ci sono anche dati positivi

Nonostante le criticità emerse, la ricerca Fadoi porta alla luce anche un dato positivo: la larga maggioranza di medici e infermieri è ancora gratificata dal proprio lavoro e dal rapporto con i pazienti, "sente di aver affrontato efficacemente i problemi dei propri pazienti" e di "aver realizzato molte cose nel corso della propria attività lavorativa".

Nello specifico l'84% dei camici i bianchi "crede di influenzare positivamente la vita delle altre persone con il proprio lavoro" e nel 73% dei casi si sente "rallegrata dopo aver lavorato con i propri pazienti".

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.