Mentore, il programma contro l’abbandono scolastico: “Un filo che non si è mai interrotto”

Il Programma Mentore offre ai bambini in difficoltà l’assistenza di un adulto di riferimento. Il Direttore del progetto, Maria Elena Polidoro, ci racconta, attraverso piccoli episodi, come gli alunni delle scuole elementari e medie possano prendere in mano il loro futuro attraverso il valore dell’amicizia e dello studio.
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Emanuele La Veglia 25 Aprile 2021

Riprendiamo in mano i libri di scuola e andiamo a sfogliare le pagine dei poeti greci. Ricordi l'Odissea? Narra le avventure del mitico Ulisse che, dopo aver combattuto nella decennale guerra di Troia, ritorna nella sua Itaca, ma mille traversie lo faranno viaggiare per altri 10 anni. Nel frattempo, a casa, ad aspettarlo, ci sono sua moglie Penelope e il figlio Telemaco che aveva lasciato in fasce e ritroverà adulto.

Devi sapere che Telemaco è diventato oggi il simbolo dell'attesa e allo stesso tempo del bisogno di cure. Prima di partire, suo padre lo affidò a Mentore, un personaggio il cui nome indica il ruolo di chi guida e consiglia. Da questa idea è nato il Programma Mentore della Società Umanitaria, un'istituzione che si trova in tutta Italia, da Milano a Napoli, da Roma a Cagliari e che si batte per i diritti dei meno fortunati. Per farci spiegare come funziona il progetto ho intervistato Maria Elena Polidoro, Direttore della Società Umanitaria e, appunto, del Programma Mentore.

Quando è cominciato tutto?

Più di vent'anni fa, grazie all’ingegner Beppe Calogero, si decise di applicare un metodo sperimentato in tutto il mondo e conosciuto nei Paesi di lingua anglosassone come mentoring. In pratica, si fonda sull’amicizia tra un Telemaco e il suo Mentore. Nella prima figura rientrano i bambini tra i 7 e i 13 anni che frequentano le elementari e medie. Una volta a settimana ciascuno di loro si incontra per un'ora con un volontario, il Mentore. L'obiettivo è quello di prevenire l'abbandono scolastico.

Come proseguono ora le attività?

Dopo aver dovuto interrompere gli incontri durante il lockdown, ora abbiamo ripreso a lavorare negli istituti in presenza, con le necessarie precauzioni sanitarie. I Mentori non si sono fatti scoraggiare dai possibili rischi, perché il filo dell’amicizia tra il Mentore e il suo Telemaco non si è mai interrotto, anzi si rafforza lungo il cammino.

Qual è l'esperienza più emozionante che ha vissuto in questo percorso?

Si trovano esperienze coinvolgenti in ogni percorso effettuato, perché ogni rapporto è unico e irrepetibile. Essendo stata Mentore per diverso tempo, ricordo con commozione e affetto il giorno che ho ricevuto dal mio Telemaco un dono. Era un disegno bellissimo e lo conservo ancora, incorniciato, così come nella mente è rimasta la sua grande espressione di orgoglio nel consegnarmelo.

Quali sono le difficoltà in cui accompagnate gli studenti?

Il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla primaria è un momento importante della crescita. A volte il cambiamento, tra nuove richieste e regole da rispettare, può generare ansie di vario tipo, soprattutto quando gli alunni non si valutano "all'altezza del compito" generando una scarsa stima di se stessi. Il legame con il Mentore contribuisce a dare ai più piccoli maggiore consapevolezza dei loro mezzi. Da qui ha origine un processo detto empowerment, che li porta a inserirsi più facilmente in un contesto scolastico e ad essere nelle condizioni di giungere a successi personali.

Chi sceglie di partecipare a quest'avventura?

I Telemaco non hanno genere, tutti i minori in difficoltà segnalati dai docenti vengono accolti nel Programma. Il Mentore cerca di trovare un punto in comune che senz’altro può essere anche la passione per la scienza. Ciascuno dei partecipanti chiede aiuto con i comportamenti più vari, che possono compromettere risultati e condotta scolastica. Sono tutte storie particolari, diverse e tutte importanti.

C'è un'altra storia che vuole raccontarci?

Mi viene in mente la testimonianza di un Mentore che, dopo molto tempo passato a cercare di guadagnarsi la fiducia del suo Telemaco, mi ha confidato di essersi commosso fin quasi alle lacrime per un episodio. Il bambino, mentre lo stavano accompagnando a casa, lo ha visto dalla macchina, ha abbassato il finestrino e si è sbracciato per salutarlo. Per molti potrà sembrare poco, ma per noi sono segnali che cambiano la vita.