Mentre in Italia parliamo di transizione ecologica, firmiamo nuovi accordi con l’Egitto per i giacimenti di gas

Cosa accade in Egitto? Eni ottiene una nuova concessione per ricercare giacimenti di petrolio da estrarre nel Mediterraneo. Un’operazione che va contro le dichiarazioni dell’azienda, che si era detta pronta ad avviare politiche di decarbonizzazione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 30 Agosto 2022

Ci vuole poco ad annunciare in pompa magna un cambio di passo da parte di una società come Eni Gas e Luce. Basta fare qualche investimento sostanzioso nel campo delle rinnovabili e sperare di ampliare il proprio mercato e cancellare tutte le politiche energetiche portate avanti negli anni precedenti.

Tra gli obiettivi di Plenitude, si legge sul sito, c'è l'ambizione di fornire il 100% di energia decarbonizzata entro il 2040, per raggiungere il target di emissioni nette pari a zero. Senza alcuna utopia, nessuno si aspetta che Eni da un giorno all'altro smetta di estrarre gas e petrolio, soprattutto con le licenze ancora in essere. Al contrario però la nuova Plenitude non dovrebbe accettare nuove commesse, se queste riguardano fonti non rinnovabili.

Invece non è così e alla luce del sole l'azienda firma un nuovo accordo con l'Egitto (con cui abbiamo già un problema diplomatico per il caso di Giulio Regeni). Giovedì 25 agosto il Consiglio dei Ministri si è riunito a El Alamein e ha deciso di assegnare un'intera area offshore a nord est della città di Al-Arish a Eni e alla società egiziana Egas. La regione a nord-est di El-Arish è un'area di circa 2.980 km quadrati, situata nell'estremo est della zona economica marittima egiziana.

Lo scopo è quello di ricercare nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale nella regione. Il Consiglio dei ministri egiziano ha dichiarato esplicitamente di voler aumentare le quantità di gas naturale nel prossimo periodo e di mantenere stabile la curva di produzione. In sostanza le intenzioni del governo del Cairo sono di garantire il classico "business as usual" ai danni dell'ambiente.

In questo modo l'Egitto si garantisce una posizione fondamentale nella ricerca e sfruttamento del gas naturale nel Mar Mediterraneo. La decisione è stata commentata dal Consiglio dei Ministri egiziano in questo modo: "mira ad accelerare le operazioni di esplorazione nell'area offshore nord-orientale di Al-Arish nel Governatorato del Nord Sinai, in un modo che contribuisce a mantenere la posizione dell'Egitto come centro regionale per la circolazione del gas naturale nel bacino del Mediterraneo e la continuità delle esportazioni di gas per massimizzare il ritorno economico".

Un posizionamento geopolitico che Eni non è fatta scappare. Le attività di ricerca però non potranno cominciare prima dell'emanazione della legge sulle concessioni, probabilmente accadrà a Ottobre, quando il Parlamento tornerà operativo dopo le ferie annuali.

L'attività di ricerca del petrolio continua, a differenza di quello che Eni vorrebbe far credere. Già a gennaio l'Egitto ha concordato la concessione a Eni di cinque nuove licenze esplorative per la ricerca, lo sviluppo e lo sfruttamento del petrolio.