Microplastiche nei coralli: sono loro che raccolgono la “plastica mancante”

Ritrovando tracce di grosse quantità di microplastiche all’interno dei coralli, un gruppo di ricercatori cinesi e thailandesi ha risolto il problema della cosiddetta “plastica mancante”, quella cioè che non vediamo direttamente nei mari o negli oceani.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Ottobre 2024

Ovunque. È la (triste) caratteristica distintiva delle microplastiche: sapersi infilare letteralmente in ogni angolo del Pianeta. Nell’aria, nell’acqua, nel terreno e nei ghiacci così come, sfortunatamente, all’interno di ogni forma vivente che popolano questo mondo.

La ragione della loro pervasività è intrinsecamente legata alla loro natura. Le microplastiche, infatti, sono minuscole particelle di plastica che, quando ci va bene, raggiungo i 5 millimetri altrimenti restano a dimensioni impossibili da percepire.

Si originano in moltissimi modi e più frequentemente dalla disgregazione di oggetti di uso quotidiano come contenitori per cibi e bevande, imballaggi e tessuti sintetici.

Da tempo sai che questi frammenti hanno invaso gli esseri umani. La scienza ultimamente ha ritrovato tracce di questi microscopici frammenti addirittura anche all’interno del cervello.

Ora però un gruppo di ricercatori giapponesi e thailandesi le ha individuate anche all’interno di esseri viventi come i coralli. I risultati del team dell’Institute for Applied Mechanics della Kyushu University, non ha solo alzato ancora di più l’allarme sul problema: ritrovando grosse quantità di microplastiche nei coralli, gli scienziati sono riusciti anche a spiegare il dilemma della cosiddetta “plastica mancante”.

Cos’è la cosiddetta “plastica mancante”

Il dilemma occupa la mente di scienziati e ricercatori da tempo. Se più o meno il 30% della plastica che finisce nei mari e negli oceani è rintracciabile – poiché la vediamo, la ritroviamo nelle isole galleggianti o nei nostri cibi – dove finisce invece il restante 70%?

Il mistero di dove si nasconderebbe la cosiddetta plastica mancante ora sembra aver trovato una spiegazione. Come si legge sulle pagine della rivista Science of The Total Environment, i coralli funzionerebbero come dei veri e propri serbatoi.

Immagazzinando al loro interno grosse quantità di microplastiche, le rimuoverebbero in maniera pressoché definitiva dall’ambiente marino contribuendo così alla “pulizia” delle acque.

Le microplastiche nei coralli

Il gruppo di ricercatori ha preso sotto esame 27 campioni di corallo di quattro specie diverse di coralli, prelevati dalla zona dell’isola di Si Chang, in Thailandia.

Dopo accurate analisi eseguite in laboratorio, sono riusciti a rintracciare ben 174 microplastiche, con dimensioni comprese, in media, tra 101 e 200 micron.

Già nello specifico, le microplastiche per il 38% si trovavano nella muco superficiale, il 25% si era infiltrato nel tessuto mentre il 37% era riuscito a penetrare fino allo scheletro del corallo. Cosa hanno trovato nel dettaglio? La lista cita su tutti nylon (20%), poliammidi (14%) e PET (9%).

Fonte | Institute for Applied Mechanics della Kyushu University