Ministero del Mare, Giugni (Marevivo): “Il problema della politica del Mare rimane la frammentazione delle competenze”

Il ministero del Mare ha perso in partenza il ruolo per cui era stato istituito. Così le associazioni dovranno nuovamente fare i conti con la frammentazione delle competenze, primo ostacolo per una politica del Mare efficiente.
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Francesco Castagna 28 Novembre 2022
Intervista a Raffaella Giugni Responsabile Rapporti Istituzionali di Marevivo

Sapevi che il trattato sull'Unione europea non prevede alcuna competenza normativa esplicita in materia di politica marittima? Però esiste un regolamento del Parlamento europeo del Consiglio, che prevede un quadro giuridico per la sua attuazione.

Più o meno il contrario di quello che sta accadendo in Italia. Nel nostro Paese è stato istituito da due mesi il Ministero del Mare, come promesso dalla neo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il dicastero però è stato svuotato progressivamente dalle sue competenze, una scelta che non è stata accolta con favore dalle associazioni che si occupano da anni della tutela del patrimonio marittimo.

Per capire cosa sta accadendo, ne abbiamo parlato con Raffaella Giugni, Responsabile Rapporti Istituzionali di Marevivo.

Giugni, quali sono le prime sensazioni sul neo Ministero del Mare?

Siamo molto perplessi e molto demoralizzati, a dire la verità. Sulla carta, come era stato pensato e definito sulla Gazzetta Ufficiale, il Ministero del Mare era quello che volevamo, perché si prevedeva un lavoro di coordinamento di una politica del mare finalmente organizzata.

Era anche citata la tutela e la valorizzazione della risorsa, sia dal punto di vista ecologico/ambientale ed economico. C'era tutto, questo comitato per le politiche del Mare aveva tutte le caratteristiche giuste. L'azione di svuotarlo di tutti i poteri francamente ci lascia perplessi. Il problema della politica del Mare era proprio la frammentazione delle competenze.

E ora? 

Adesso il Ministro Lollobrigida ha detto che la cabina di regia si farà, però è chiaro che bisogna vedere se questo è vero. Sicuramente siamo delusi perché le premesse erano migliori.

Quindi alla fine dovrete nuovamente parlare singolarmente con i ministri, se vorrete portare avanti le vostre attività legate alla sostenibilità e alla tutela del mare…

La sostenibilità chiaramente è trasversale, come sappiamo. Al momento le modalità di dialogo tra le associazioni e le istituzioni non sembrano essere cambiate di molto.

Per esempi0: la pesca è stata data all'agricoltura, la parte del Turismo che riguarda il mare è stata data al Ministero del Turismo. È di nuovo una tematica frammentata, non vediamo questa gestione armonica che ci aspettavamo.

Ma in passato c'era un tavolo?

No, infatti noi lo abbiamo chiesto ripetutamente. Lo abbiamo chiesto anche all'ex Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che aveva istituito il CITE (Comitato interministeriale per la transizione ecologica). A lui avevamo chiesto di organizzare un tavolo all'interno del CITE che si occupasse della politica del Mare.

Ci vuole una politica armonica e congiunta. Possiamo anche farci andar bene che ogni ministero si occupi del suo, ma tutto questo poi deve essere armonizzato.

E di questa armonizzazione non dovrebbe occuparsene il CIPOM, il Comitato Interministeriale delle Politiche del Mare?

È sicuramente una speranza, però poi effettivamente il ministero sembra che sia stato svuotato delle competenze. È istituito presso la Presidenza del Consiglio, quindi a capo vi è sicuramente la Presidente del Consiglio Meloni assieme al ministro Nello Musumeci. Le cose non sono molto chiare ancora.

Avete già incontrato qualche ministro? 

No, attualmente non siamo riusciti a dialogare ancora con le istituzioni. Posso dirti però che, sentendo le altre associazioni, non siamo gli unici a essere in attesa di capirci qualcosa in più.