MobilitAria 2019: migliora la qualità dell’aria nelle città italiane, ma c’è poco da esultare

Presentato oggi a Milano il 2° rapporto di Kyoto Club e CNR-IIA sulle politiche di mobilità e sulla qualità dell’aria nelle principali città italiane per quanto riguarda il periodo 2017-2018. Resta ampio il divario tra Nord e Sud su trasporto pubblico e mobilità condivisa, ma sono ancora troppi gli sforamenti dei limiti delle polveri sottili nella pianura Padana.
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Federico Turrisi 9 Luglio 2019

Se abiti in una delle 14 aree metropolitane italiane, una cosa è certa: non respiri aria buona. Ma c'è anche una notizia positiva: ci sono segni di miglioramento. Lo dice il Rapporto MobilitAria 2019, presentato quest'oggi a Milano. Si tratta del secondo rapporto realizzato dal gruppo di lavoro Mobilità sostenibile di Kyoto Club e dagli esperti di CNR-IIA (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico), in collaborazione con OPMUS, l’Osservatorio Politiche Mobilità Urbana Sostenibile di ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).

Lo studio prende in considerazione il periodo 2017-2018 e traccia un quadro complessivo sull'andamento della qualità dell'aria e delle politiche di mobilità urbana nelle principali 14 città e aree metropolitane italiane: Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia. Curioso di vedere i risultati? Ecco quelli più importanti.

Stenterai a crederci, eppure nel periodo in esame la qualità dell'aria è complessivamente migliorata. Rimane però irrisolto il problema degli sforamenti quotidiani dei limiti delle polveri sottili, in particolare nelle città della pianura Padana. Proprio per questo fatto e per non avere messo in atto misure adeguate per la riduzione dei superamenti dei limiti di legge, l'Italia è stata deferita dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia lo scorso anno. Milano e Torino rimangono tra le città più inquinate del nostro paese.

L'uso del trasporto pubblico aumenta in maniera significativa a Bologna, Cagliari Torino e Firenze, mentre cala nelle città dove l'azienda che offre il servizio è alle prese con difficoltà finanziarie (Napoli, Catania e Roma).

La sharing mobility cresce a Milano, Torino, Firenze, Roma, Palermo, Cagliari e sbarca per la prima volta a Bologna. Alcuni centri, soprattutto del Sud, però rimangono indietro e finiscono addirittura per sospendere il servizio di car sharing, come è avvenuto nel caso di Bari. Il capoluogo pugliese però si riscatta con gli incentivi ad utilizzare le biciclette e con un progetto sperimentale, il primo in Italia, che prevede un "rimborso" ai cittadini-ciclisti.

Praticamente non pervenuta la mobilità elettrica, anche se, riporta lo studio, procedono gli accordi tra le amministrazioni comunali e gli operatori per l'installazione di colonnine. A Milano, Comune e Atm hanno promesso che entro il 2030 tutta la flotta del trasporto pubblico sarà elettrica.

Insomma, pare che l'Italia abbia intrapreso la strada giusta, ma il lavoro da fare è ancora moltissimo. Siamo ancora agli inizi di una rivoluzione che, volenti o nolenti, ci costringerà a ripensare il nostro modo di spostarci in città, se non vogliamo soffocare nello smog.