Moda etica: piumini che rispettano gli animali: a te la scelta!

Un capo d’abbigliamento imbottito con piume d’oca è sinonimo di moda e di qualità. Ma nasconde anche la sofferenza di animali che vengono spiumati vivi in Paesi dov’è possibile attuare questa pratica a da produttori che riforniscono anche i marchi più famosi. La scelta migliore che puoi prendere è comprare materiali sintetici.
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Giulia Dallagiovanna 21 Novembre 2018

In un mondo ideale, le piume d’oca o di anatra per imbottire i piumini verrebbero prelevate una volta che l’animale è già morto e destinato al macello. Oppure, raccolte dopo che il volatile ha fatto la muta. Ma non vivi in un mondo ideale e la conseguenza è che dietro a un capo d’abbigliamento elegante e alla moda ci sono storie di sofferenza e di sfruttamento, di animali e di forza lavoro. Ma forse ti sembrerà una storia già sentita o un’affermazione generica e astratta.

E allora, scendiamo più nel concreto: per ogni piumino (ma anche piumone da letto o cuscino) ci sono centinaia di oche che si trascinano zoppicanti e sanguinanti , dopo che le loro penne sono state stappate via a forza. Ecco, ora forse l’immagine ti sembrerà più nitida e più difficile da ignorare.

La legislazione europea su questo tema è blanda. L’Italia proibisce la spiumatura di volatili vivi, ma come ben saprai, le aziende delocalizzano la produzione dove le norme sono meno stringenti e i costi più bassi. Gli enti per la protezione degli animali, soprattutto Lav ed Enpa, hanno lanciato petizioni e battaglie contro le pratiche barbare con le quali vengono ricavate le penne da vendere, ma c’è ancora molta strada da fare.

La legislazione contro lo sfruttamento di animali

Nel 2001 in Italia è stato emanato il Decreto legislativo 146 per regolare la protezione degli animali negli allevamenti. All’articolo 2 si precisa che “Il proprietario o il custode ovvero il detentore deve adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili” e più avanti il provvedimento specifica: “A partire dal 1 gennaio 2004 e' vietato l'uso dell'alimentazione forzata per anatre ed oche e la spiumatura di volatili vivi”.

Bene, immaginerai già che nel mondo globalizzato nel quale vivi regole di questo tipo sono facilmente aggirabili. Il modo in cui vengono prodotte le piume dovrebbe essere materia di disposizioni internazionali. E infatti, a livello europeo esistono. Ma vanno in una direzione opposta. Nel 2010 l’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha espresso il proprio parere in merito alla raccolta di piume da oche vive.

L’agenzia ha prima di tutto fatto una distinzione: “La spazzolatura o la pettinatura delle oche vive per raccogliere le piume della muta non causa lesioni ai tessuti, mentre la spiumatura (ovvero l’azione di estirpare le piume) procura dolore e altre forme di sofferenza, quali sanguinamento e danni alla pelle”. Ora forse ti starai aspettando che l’Europa abbia di conseguenza condannato la spiumatura. Invece l’ha definita “inevitabile, vista la situazione attuale del commercio”. Ovvero una sempre più alta richiesta di imbottiture di piume d’oca.

Come si ottengono le piume per i piumini

L’oca porta sul petto le sue penne più pregiate. Sono quelle più piccole, dette pennini, e che tengono più caldo. Naturalmente è anche il tipo che costa di più e che dovrebbe essere impiegato per ottenere prodotti di alta qualità. Ogni sei settimane, i volatili vanno incontro a una muta naturale, durante la quale è possibile prelevare le penne attraverso la spazzolatura. Insomma, come fai con il tuo gatto quando devi eliminare i peli di troppo. Ma siccome sono animali e non macchine, non tutto le parti del loro corpo cambiano il piumaggio allo stesso tempo. Ne consegue che la quantità di piume ottenute non è pari a quelle che l’oca ha addosso effettivamente.

Il documento "La produzione di piume e piumini” redatto dalla Fao nel 2009 sottolinea a questo punto un particolare inquietante: “Le oche di allevamento possono essere spiumate manualmente durante il periodo non di cova, quindi 3 o 4 spiumaggi per stagione, senza che, come dimostra un recente studio polacco, ci siano effetti dannosi nella susseguente produzione di uova o nella fertilità”. L’animale insomma rimane produttivo e tanto basta.

A questo punto il mondo ideale di prima abbassa le sue ambizioni: che vengano almeno uccise prima di essere spennate. Ma di nuovo la Fao è costretta a certificare che “nella maggior parte del mondo non ci sono strutture di macellazione con l’equipaggiamento adatto per la lavorazione delle oche” e quindi le due pratiche rimangono separate. Ora inizierai a intuire come funziona il sistema:

  • i volatili, che vengono allevati con il fine ultimo di venderne la carne o utilizzarle per il fois gras (altra pratica violenta), sono nel mentre utilizzati per ottenere le penne da imbottitura.
  • Se a un animale morto possono essere sottratte una sola volta, quando è vivo questa possibilità di moltiplica di almeno tre o quattro tranche a stagione.
  • Per ottimizzare al massimo la produzione, si utilizza la spiumatura e si tolgono tutte le penne assieme, non solo quelle che cadono a seguito della muta

L’inchiesta di Report

Nel novembre del 2014 Sabrina Giannini ha portato per la prima volta in televisione le immagini che ritraggono la spiumatura delle oche. Se non hai mai visto l’inchiesta andata in onda su Rai 3 all’interno della puntata di Report, è il momento di farlo. La giornalista è andata in Ungheria, la seconda maggior esportatrice di piume d’oca dopo la Cina, per capire da dove viene l’imbottitura che ritroviamo nei piumini dei marchi più famosi e costosi.

Gli allevamenti contano dai 5 mila ai 10 mila esemplari, che tre o quattro volte all’anno sono prelevati, testa e gambe immobilizzati, e gli vengono strappate le piume a forza. Friedrich Mülln, investigatore per conto dell’associazione internazionale Soko Tierschutz per la protezione animali, sostiene che il 100% delle oche rimane ferito durante questa pratica e il 20% in modo anche grave. Grave significa che riportano fratture e ferite profonde, che vengono disinfettate e suturate sommariamente per non intaccare il valore della carne sul mercato.

Gli addetti alla spiumatura sono operai pagati a cottimo e spesso in nero, come raccontava una donna a volto oscurato che dichiarava di guadagnare 30 centesimi a oca. Più veloci sono, più guadagnano e più dolore viene provocato all’animale.

Dopo aver mostrato l’orrore della produzione, Giannini faceva anche qualche conto: le piume vengono pagate 160 euro al kg e ne servono 150 grammi per riempire un piumino. Si spendono quindi 25 euro per l’imbottitura, cioè la parte più costosa. Non ti sarà mai capitato di comprare un piumino di alta moda per quel prezzo. Hai già capito quanto è alto il guadagno dei marchi che utilizzano questo sistema.

Le associazioni contro lo sfruttamento

Dopo la puntata di Report, gli enti per la protezione animali si sono dati da fare per rinnovare le loro battaglie contro lo sfruttamento nella produzione di capi d’abbigliamento. L’Enpa (Ente nazionale per la protezione animali) è scesa in piazza più volte e ha promosso una petizione per chiedere alle aziende e a Confidustria di fermare la spiumatura delle oche e adottare imbottiture sintetiche e cruelty free.

La Lav (Lega antivivisezione) ha effettuato una serie di test per dimostrare che i prodotti fabbricati con materiale sintetico sono più traspiranti e hanno una resistenza termica di poco inferiore rispetto a quelli in vera piuma.

Comprare piumini che rispettano gli animali

Se vuoi essere assolutamente certo che quello che durante le fasi di produzione del capo d’abbigliamento che stai comprando non siano stati sfruttati animali, scegli materiali sintetici. E possibilmente anche ecologici. I test della Lav hanno ad esempio promosso i marchi Save the Duck e The North Face. Il vero problema infatti è che non puoi sapere se le oche o le anatre da cui sono state prelevate le penne sono state spiumate oppure solo spazzolate. Non esiste infatti alcun obbligo di tracciabilità per le aziende, che devono solo indicare dov’è stato effettivamente assemblato il vestito (il famoso “Made in..”).

Sembra però che qualcosa nel mondo della moda e nella cultura del consumo stia lentamente cambiando. Durante la Milano Fashion Week di Febbraio, Saldarini ha presentato piumini imbottiti con fiocchi di cashmere al posto delle piume. Esiste poi la certificazione Rds (Responsible Down Standard), che viene data alle aziende produttrici dopo una serie di controlli e assicura che il piumaggio arrivi da animali che non sono stati sottoposti a trattamenti dolorosi. Nel 2017 l’ha ottenuta ad esempio Benetton, che era peraltro fra i marchi ai quali era rivolta la petizione dell’Enpa.

Credits: Pexels su Pixabay (foto di copertina)