Motherhood: la maternità all’interno di un allevamento intensivo

Ci sono madri che non possono proteggere i loro figli, né interagire con loro come vorrebbero. Ci sono madri a cui i piccoli vengono tolti presto, per poi essere costrette a farne altri da cui dovranno separarsi ancora. Ci sono madri che vivono la propria esistenza in una gabbia che le separa dalla loro prole.
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Sara Del Dot 13 Maggio 2021

È una madre. Ha dei figli appena nati, che si trovano accanto a lei, la cercano, la chiamano. Lei, però, non può muoversi. Non può proteggerli, non può rispondere al loro richiamo. Può solo nutrirli passivamente, guardarli mentre si trova immobilizzata a terra. Guardarli essere portati via, spaventati, calpestati. Sotto i suoi occhi di madre. Senza che lei possa fare niente.

Qualche mese dopo, tutto si ripeterà. Ai figli morti seguiranno nuove vite, che lei vedrà crescere nei loro primi giorni, da cui poi verrà separata di nuovo. Disperata, esausta. Incapace di reagire, incapace anche solo di morire.

Tuttavia, in tutto questo delirio che in realtà per chi lo promuove altro non è che un mero processo produttivo per il prosciutto che acquisterai al supermercato, momenti in cui la relazione tra una madre e un figlio riesce ad emergere in tutto questo dolore esistono, e sono preziosi. Anche attraverso le sbarre di una gabbia.

Motherhood, “Maternità” è un film diffuso in occasione della festa della mamma dall’organizzazione Compassion in World Farming nell’ambito della campagna “End the Cage Age” in cui viene raccontata la maternità di una scrofa rinchiusa in un allevamento intensivo con i propri piccoli, dove un’intera esistenza è racchiusa in una gabbia di un paio di metri quadrati che non lascia possibilità di muoversi.

Compassion in World Farming è un’organizzazione che da anni cerca di spingere le istituzioni europee a vietare le pratiche di allevamento in gabbia nel territorio comunitario, convertendo la produzione di derivati animali in processi che prevedano il rispetto di tutte le forme di vita, e di riflesso anche della maternità. Che, anche se alle nostre orecchie non ha parole, ha tutto il diritto di essere vissuta.