Nasce un bambino e in casa hai un gatto? I consigli dell’esperta per favorire una convivenza pacifica

Se stai aspettando un bambino e in casa c’è un gatto, puoi già iniziare ad abituare il tuo animale domestico alla futura nuova presenza in casa. Per capire il modo migliore per favorire l’accettazione reciproca, ecco i consigli dell’esperta Laura Borromeo.
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Sara Del Dot 12 Ottobre 2019

Chi non ne ha mai avuto uno, potrebbe pensare che il gatto sia l’animale autonomo per eccellenza. Non si interessa granché di cosa accade dentro casa, è indifferente alla presenza dei proprietari, gli importa soltanto di avere sempre da mangiare e un posto caldo in cui dormire e rannicchiarsi. In realtà anche il gatto, proprio come il cane, si relaziona con le persone della famiglia, è affettuoso, molto attento e ha delle esigenze all’interno della casa, che nella maggior parte dei casi è il luogo in cui trascorre tutta la sua vita senza mai uscire. Il gatto può quindi soffrire molto in caso di grandi cambiamenti, che possono riguardare sia la disposizione di mobili e spazi sia la composizione familiare, come ad esempio la nascita di un bambino.

Se hai un gatto e sei in dolce attesa è normale che tu ti chieda quale sia il modo migliore per abituare il tuo amico a quattro zampe alla nuova presenza in casa senza traumi e favorire un’atmosfera domestica rilassata e tranquilla.

Per darti alcuni consigli utili ad affrontare questo magnifico e importante cambiamento che coinvolge l’intera famiglia, animale domestico incluso, abbiamo chiesto aiuto a Laura Borromeo, studiosa del comportamento felino ed esperta nella riabilitazione dei problemi comportamentali del gatto, che ci ha dato alcune indicazioni utili. Ecco cosa ci ha detto Laura Borromeo.

Qual è la prima cosa a cui bisogna pensare?

Il primo aspetto a cui prestare attenzione quando arriva un neonato in casa è che il gatto potrebbe essere molto spaventato dal suono del vagito del neonato. Il pianto di un bambino è infatti un suono che in natura non esiste e solitamente è molto forte. Questo potrebbe terrorizzare un gatto che non l’ha mai sentito e la sua reazione potrebbe essere eccessiva e di paura. Per evitare qualsiasi tipo di problema legato a questo, è necessario “desensibilizzare” l’animale a questo suono. Quindi, almeno qualche mese prima della nascita, sarebbe opportuno permettere al gatto di familiarizzare con questo suono, facendoglielo sentire in registrazione. Si comincia tenendo il volume molto basso, per poi alzarlo man mano che l’animale si abitua, accertando che non ci siano segnali di tensione o paura. Se si vede che a un certo volume il gatto muove le orecchie e si agita, bisogna abbassare subito e ricominciare da un volume ancora più basso, così da non innescare l’emozione della paura. Allo stesso tempo è bene distrarre il gatto facendolo giocare mentre ascolta questi suoni, in modo tale che non presti attenzione al nuovo suono. Naturalmente la lunghezza e la riuscita di questo processo dipendono da quanto il gatto è sensibile e pauroso, tuttavia può essere un ottimo modo per fare in modo che il gatto non fugga al primo pianto del bambino per rifugiarsi terrorizzato chissà dove. In questo modo il gatto impara che non ci sono implicazioni o conseguenze negative al suono che sente.  Questa de-sensibilizzazione può durare anche un mese se il gatto è molto pauroso. Differenti vagiti andranno fatti sentire circa 5 minuti tutti i giorni fino a raggiungere un volume realistico e il micio non darà segni di disagio.

Come vanno gestiti gli spazi dentro la casa?

Bisogna capire come si suddivideranno gli spazi della casa una volta arrivato il neonato. In particolare è necessario decidere se si permetterà al gatto di muoversi ovunque in casa oppure se gli verranno precluse delle zone. Il gatto infatti può incontrare grosse difficoltà se la sua vita viene completamente stravolta o anche solo se i suoi punti di riferimento cambiano. Di conseguenza, se si decide di modificare il posto in cui sta abitualmente o la posizione della lettiera bisognerà iniziare almeno qualche settimana prima della nascita del bimbo, a fargli usare i posti nuovi cambiando una sola cosa per volta. Lo si invoglierà ad andarci, magari mettendoci delle cucce molto morbide, sedie con il plaid, una scatola di cartone e collocarlo in un luogo che per essere raggiunto non imponga il passaggio vicino a dove starà il bambino. Per la lettiera se ne aggiungerà una nel posto nuovo e, fintanto che non la userà, si dovrà lasciare quella vecchia nel solito posto. O ancora, il passeggino va portato in casa molto prima, così da permettere all’animale di abituarsi alla sua presenza e capire che non è un oggetto pericoloso. Bisognerà lasciargli il tempo di abituarsi alla nuova routine e di accettare più facilmente l’arrivo del bambino, che giustamente prenderà tutto il tempo disponibile ai genitori. È poi importante non sgridare mai il gatto ad esempio se si avvicina alla culla del neonato, altrimenti l’animale assocerà sempre il bambino a qualcosa di negativo. Se il gatto miagola per accedere a una stanza dove adesso gli è impedito, bisogna ignorare il miagolio, avere pazienza e aspettare che si rassegni senza mai cedere alla richiesta.

E quanto riguarda l'interazione e il gioco?

Se il gatto è sempre stato abituato a giocare con le mani come se fossero prede, sarà importante smettere di giocare con lui in questo modo perché potrebbe facilmente fare del male al bambino giocandoci. In questo caso bisogna iniziare a intrattenerlo esclusivamente usando giocattoli appositi e questo cambiamento deve avvenire almeno sei mesi prima. Ci sono tantissimi giochi fatti apposta per assecondare gli istinti predatori del gatto, quindi non sarà complicato fargli cambiare le abitudini predatorie.

Come è meglio comportarsi una volta tornati dall'ospedale?

Quando si torna dall’ospedale, io generalmente consiglio che sia il padre a tenere in braccio il neonato e la mamma, che è stata assente da casa per alcuni giorni, entri in casa mettendosi subito in un luogo più ampio possibile come il salotto così che il gatto non si spaventi nel caso in cui il bambino pianga, dandogli delle attenzioni, facendolo giocare o coccolandolo. Eviterei di forzare subito un contatto tra il bambino e l’animale, magari avvicinando forzatamente il gatto al bambino, per quello ci sarà tutto il tempo. Se è spaventato e vuole restare lontano a distanza di sicurezza, bisogna lasciarlo fare, anche per evitare reazioni inaspettate dovute alla paura. Infatti, tutti i problemi in cui si può incorrere sono dovuti a spavento e stress, problemi che possono essere evitati permettendo al gatto di guardare le cose da lontano. Infine, è molto utile dedicare pochi minuti al giorno (parliamo davvero di 3-4 minuti) al gatto, facendolo “predare” giocando e facendogli usare le sue energie.

E il bambino?

Avere un animale in casa è anche istruttivo per un bambino, oltre a essere un modo per educarlo al rispetto. Mano a mano che cresce, bisognerà insegnargli come interagire con il gatto. Si abituerà il bambino a non tirargli il pelo, magari usando un peluche e insegnandogli come fare stando lì con lui e dicendogli “bravo” quando lo accarezza nel modo corretto, senza sgridarlo in caso contrario, in modo che impari ad averci a che fare senza spaventarlo. Poi ci sono tante altre attività che si possono far fare al bambino per giocare con il gatto per prenderci confidenza, come lanciargli un croccantino (non addosso, ovviamente, ma lontano) in modo da dimostrare come l’animale risponde all’attività, oppure giocare con le cannette, quelle bacchette con attaccato un filo con una piuma, che sono abbastanza lunghe da permettere di giocare insieme pur mantenendo la distanza tra gatto e bambino, in un’interazione sicura, corretta e divertente. Infine, mano a mano che il bimbo cresce ci si può inventare qualche attività divertente e creativa, come dipingere le scatole come fossero delle casette, dato che i gatti le adorano.