Neanche la pandemia ferma il consumo di suolo in Italia: nel 2020 “mangiati” 15 ettari al giorno

Sono impietosi i dati contenuti nel nuovo rapporto dell’Ispra-Snpa sul consumo di suolo in Italia: l’incremento delle coperture artificiali sul territorio nazionale prosegue con gli stessi ritmi del passato e fa perdere al nostro Paese quasi due metri quadrati di suolo ogni secondo, a danno delle aree naturali ed agricole.
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Federico Turrisi 16 Luglio 2021

Nessuna inversione di tendenza all'orizzonte per quanto riguarda il consumo di suolo in Italia. Anzi, continuiamo imperterriti a trasformare il nostro territorio a un ritmo preoccupante, il grigio continua a sottrarre sempre più spazio al verde. Deve fare riflettere noi cittadini e soprattutto i decisori politici la fotografia scattata dal rapporto 2021 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome (Arpa e Appa).

Le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown. Le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 chilometri quadrati, ovvero, in media, più di 15 ettari al giorno. Un aumento che rimane in linea con quelli rilevati nel recente passato, e fa perdere al nostro Paese quasi 2 metri quadrati di suolo ogni secondo, a tutto svantaggio delle superfici naturali e agricole.

La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata al 7,11% (la media europea è al 4,2%). Ogni italiano ha a disposizione circa 360 metri quadrati di cemento; e pensare che negli anni Cinquanta erano 160. Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti in  Lombardia (con 765 ettari in più), Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431).

Per tutto questo c'è un prezzo altissimo da pagare: il costo complessivo che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030 – stima il rapporto – è compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

"I dati confermano una situazione critica, soprattutto nelle aree urbane e periurbane", sottolinea Stefano Laporta, presidente di Ispra. "Un fenomeno come la densificazione delle aree urbane causa la perdita delle superfici naturali all'interno delle nostre città. Superfici che sono molto importanti per assicurare in qualche modo l'adattamento ai cambiamenti climatici".

Nonostante alcune inziative meritevoli portate avanti localmente, a macchia di leopardo, gli strumenti attuali si stanno rivelando insufficienti. Ci vuole una legge a livello nazionale per frenare il consumo di suolo. E ci vuole alla svelta, perché non possiamo più permettercelo. Governo e Parlamento battano un colpo.

Fonte | "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021", pubblicato da Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente il 14 luglio 2021.