Negli ultimi 9 anni sarebbe aumentato l’uso di pesticidi “altamente dannosi” in Europa, secondo un’indagine

È stata la stessa Unione europea a definire queste sostanze “molto pericolose” e regolarne il progressivo abbandono a partire dal 2011. Nei fatti però il loro uso sarebbe aumentato addirittura del 53%. E la guerra in Ucraina rischia di ritardare ulteriormente la transizione verso un’agricoltura più sostenibile.
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Giulia Dallagiovanna 25 Maggio 2022

L'Europa avrebbe dovuto ridurre l'uso dei pesticidi più dannosi a partire dal 2011, invece lo ha incrementato del 53%. È il risultato di un'indagine a cura della ong Pesticide Action Network (PAN) europe basata sui dati di un programma di campionamento a livello governativo, in cui sono stati analizzati circa 100mila alimenti, tra frutta e verdura, tutti coltivati su territorio UE. Se fosse confermato, questo scenario andrebbe contro gli stessi regolamenti europei che avevano promosso un graduale abbandono delle sostanze più pericolose per l'ambiente e la salute dei consumatori, cioè noi. Va detto che l'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, nel suo report annuale ha affermato che i residui di prodotti industriali rintracciati nei cibi rimangono al di sotto della soglia di rischio. Eppure l'indagine di PAN europe sembrerebbe dimostrare l'esatto contrario.

Residui sono, ad esempio, stati trovati in un terzo delle mele e in metà delle more analizzate. In frutti come i kiwi sono aumentati del 4% nel 2011 e addirittura del 32% nel 2019, mentre nelle ciliegie hanno raggiunto un 50% in più. Altre percentuali simili sono poi emerse per fragole, pesche e albicocche. Tra le verdure, invece, in cima alla classifica spunta il sedano, seguito dal sedano rapa e dal kale, ovvero il cavolo riccio rispetto a cui negli ultimi anni è esplosa una vera e propria moda.

Si tratta di pesticidi indicati come "molto pericolosi" dalla stessa Commissione europea, all'interno della strategia Farm to Fork per la riduzione delle emissioni in ambito agricolo. Diversi studi li hanno infatti collegati a un aumento del rischio di tumori, problemi cardiovascolari e diabete. Oltre al fatto che si sono dimostrati altamente tossici per l'ambiente, provocando un inquinamento di suolo e risorse idriche che finisce per distruggere l'equilibrio di interi ecosistemi.

La professoressa Nicole Van Dam, del Centro tedesco per la ricerca sulla biodiversità integrativa, ha definito i risultati dell'indagine di PAN europe "scioccanti". La questione più grave da affrontare ora è quella della coerenza: come si può raccomandare alle persone di seguire una dieta ricca di frutta e verdura, per adottare un'alimentazione più sana e sostenibile, se poi questi alimenti risultano contaminati e coltivati in modo inquinante?

La Commissione europea ha dichiarato che l'uso delle sostanze più pericolose è diminuito del 12% nel 2019, rispetto al 2015 e che entro il 2030 è atteso un ulteriore calo del 50%. Intanto però le previste nuove restrizioni ai pesticidi vengono rimandate a causa della guerra in Ucraina e al pericolo di crisi alimentare che si profila. Una mossa sensata a patto che non diventi l'ennesima scusa per temporeggiare su una vera transizione ecologica. A marzo, ad esempio, sono state sospese in via straordinaria le regole sull'agricoltura sostenibile e permesse le coltivazioni in 4 milion di ettari di aree a interesse ecologico. Naturalmente, sempre per la guerra.

il Regolamento europeo 1107 del 2009.