Trent'anni dedicati alla conservazione di un pappagallo a grave rischio di estinzione. Un lavoro duro e faticoso che tuttavia ha permesso alla specie dell’ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus) di passare in questo lasso di tempo, da 1500 a 6500 esemplari, e avere così qualche garanzia in più di non scomparire dal pianeta Terra.
Il merito è di una biologa brasiliana, Neiva Guedes, che ha dedicato la sua vita a questa causa e che nel 2003 ha fondato un’associazione senza scopo di lucro, l’Istituto Arara Azul, impegnato nel promuovere la biodiversità nella regione del Pantanal e la conservazione degli ara giacinto attraverso la sensibilizzazione della popolazione locale sull’uso delle risorse naturali.
Tutto ha avuto inizio nel 1989 quando Neiva si trova proprio a visitare la regione del Pantanal, un’estesa zona umida nell’area centrale del Sudamerica, tra Brasile, Bolivia e Paraguay. È qui che ha l’occasione di vedere per la prima volta un esemplare di ara giacinto, un bellissimo pappagallo di colore blu che tuttavia è ad alto rischio di estinzione perché ne rimangono solo più 1500.
Neiva decide di studiare le cause che hanno messo in pericolo questa specie e scopre che ad avere un forte peso è soprattutto la distruzione in atto del loro habitat naturale. Scopre anche che gli ara giacinto sono soliti nidificare nelle cavità dei tronchi degli alberi; Neiva impara quindi anche ad arrampicarsi sugli alberi e, con l’aiuto di WWF Brasile, inizia a installare dei nidi di legno in cima alle piante per offrire rifugi più spaziosi a questi uccelli.
Non solo. Per contrastare la deforestazione, Neiva convince anche i locali a piantare più alberi per accogliere questi e altri uccelli e dare loro modo di riprodursi.