
Nel 2021 gli abitanti di Pechino hanno potuto finalmente apprezzare un cielo azzurro per un lasso di tempo di circa quattro mesi in più rispetto agli anni precedenti. Non si tratta di un evento straordinario legato a particolari e fortuite condizioni meteorologiche, bensì di un vero e proprio traguardo se si considera che da ormai troppo tempo il cielo sopra questa città era costantemente di un colore grigio cupo a causa degli alti tassi di inquinamento atmosferico.
La buona notizia, infatti, è che nell’anno che si è appena concluso Pechino è riuscita a rispettare gli standard previsti dalle autorità cinesi nell’ambito della misurazione delle polveri sottili nell’aria. La media annuale di
, vale a dire tra le polveri sottili più pericolose per l’uomo, si è attestata sui 33 microgrammi per metro cubo, al di sotto del limite di 35 microgrammi che vige nella nazione.
In verità, l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un valore nettamente inferiore, pari a 5 microgrammi, ma se si considera che cinque anni fa, nei mesi più freddi in questa area della nazione le polveri sottili raggiungevano una concentrazione di 500 microgrammi per metro cubo, di sicuro il risultato ottenuto nel 2021 è un passo avanti.
Gli alti tassi di inquinamento atmosferico sono dovuti in gran parte all’impiego degli impianti di riscaldamento alimentati a carbone, ma negli ultimi anni, le amministrazioni della capitale e di tutta la provincia di Hebei si sono impegnate a passare a fonti di energia meno inquinanti. Non solo. È stato anche ridotto l’inquinamento derivante dal settore dei trasporti e imposta l’adozione di sistemi di controllo delle emissioni ad acciaierie e altre industrie. A Pechino e in tutta la regione sono stati poi piantati molti alberi in grado di assorbire anche da 850 a duemila tonnellate di Pm10 l’anno, se vengono privilegiate le varietà più antismog.