Nel 2050 rischiamo di avere il 30% in meno di orsi polari a causa dei cambiamenti climatici

Oggi è la giornata mondiale dell’orso polare. L’aumento medio della temperatura terrestre rischia di avere conseguenze drammatiche per questa specie animale: lo scioglimento dei ghiacci e la conseguente perdita di habitat rappresentano infatti la principale minaccia alla sopravvivenza dell’orso polare.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 27 Febbraio 2020

È senza dubbio uno degli animali più iconici. Del resto, l'orso polare è il più grande carnivoro terrestre del pianeta. Un esemplare maschio può pesare fino a 800 chili ed arrivare a misurare quasi 3 metri di lunghezza. Eppure, nonostante la sua mole possente, l'orso polare è da tempo classificato tra le specie vulnerabili nelle liste rosse della Iucn, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Il re dell'Artico è in pericolo e la causa, tanto per cambiare, siamo noi esseri umani.

La principale minaccia alla sopravvivenza di questo predatore ha un nome ben preciso: cambiamento climatico. Come senz'altro saprai, a causa della sempre più elevata concentrazione di gas serra nell'atmosfera, il pianeta si sta surriscaldando in maniera preoccupante. Il WWF ci ricorda che gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per potersi muovere in vasti territori e per andare in cerca di cibo (le loro principali prede sono le foche). Ma purtroppo il ghiaccio al Polo Nord è sempre meno, a causa dell'innalzamento delle temperature per l'appunto; questo significa per l'orso polare perdita di habitat e dunque meno chance di sopravvivere.

Se i trend di fusione delle calotte polari dovessero rimanere gli stessi di adesso, nel 2050 – stima il WWF – potremmo assistere a una riduzione del 30% della popolazione di orsi polari. E purtroppo si tratta di una stima verosimile, dal momento che, secondo l’organizzazione Polar Bears International, il numero di esemplari nella sola baia di Hudson (nel Canada nord-orientale) è diminuito proprio del 30% tra il 1987 e il 2017.

Non è finita qui. Come se non bastasse già il riscaldamento globale, l'orso polare deve fronteggiare i rischi legati a un potenziale sovrasfruttamento delle risorse dell'Artico da parte delle industrie del petrolio e del gas (la fuoriuscita di sostanze tossiche potrebbe avvelenare gli orsi e le sue prede). Già, perché questa regione fa gola a molti stati che si affacciano sul Mar Glaciale Artico, e anzi lo scioglimento dei ghiacci è visto perfino come un'opportunità per il fatto che apre nuove rotte commerciali. Un'autentica follia. Se vogliamo assicurare un futuro all’orso polare non abbiamo alternative: è necessario prendere misure per cercare di mitigare l'emergenza climatica in corso. Bisogna allora ridurre drasticamente le emissioni di Co2, rinunciando fin da subito ai combustibili fossili e passando alle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Il tempo per il nostro pianeta sta scadendo.