Nel Mar del Nord c’è un eco-mostro della Seconda guerra mondiale che continua a inquinare

Sai che le navi abbandonate sui fondali marini inquinano tutt’ora gli habitat naturali e minacciano la biodiversità marina? Alcuni studi hanno esaminato l’impatto ambientale generato dalla presenza di questi relitti.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 29 Marzo 2023

Ti sei mai chiesto come vengono trattati i relitti abbandonati sui fondali dei mari o degli oceani? Sappi che gli scienziati di tutto il mondo stanno studiando da tempo il loro impatto sulla biodiversità, ma soprattutto in che modo continuino a inquinare gli habitat naturali. In Italia, per esempio, Open Data ha realizzato una mappa dei relitti giacenti a largo delle nostre coste italiane. Anche se è aggiornata soltanto fino al 10 marzo del 2016, la mappa ti dà un'idea di quanti relitti siano presenti in tutta Italia a nostra insaputa.

Lo stesso vale per la Francia, che ha rappresentato con una mappa in 2d una descrizione dei relitti e delle ostruzioni (oggetti di natura artificiale diversi dai relitti, come container, ancore perse) nella "zona economica esclusiva francese" (ZEE). Secondo l'UNESCO, "un relitto non è solo un carico, ma anche i resti di una nave, del suo equipaggio, dei suoi passeggeri e delle loro vite". Proprio per questo, ogni nave affondata nei fondali marini, ha portato con sé non solo oggetti, ma anche l'equipaggio, i passeggeri, ma anche tanto inquinamento.

Il cacciatorpediniere V-1302 John Mahn

Di recente, un team di ricercatori ha studiato il caso del relitto del V-1302 John Mahn. Si tratta di un cacciatorpediniere della Kriegsmarine tedesca, affondato nel 1942 durante l'operazione "Cerberus" nel Mare del Nord. L'operazione "Cerberus" fu un'azione navale della Germania nazista e degli alleati italiani e giapponesi tra l'11 e il 13 febbraio 1942, finalizzata a far passare in sicurezza la flotta tedesca attraverso la Manica verso il Mare del Nord.

Durante l'operazione, il V-1302 John Mahn fu colpito e affondato dal fuoco della Royal Navy britannica, vicino alla costa olandese. Il relitto giace a una profondità di circa 40 metri e, nonostante la sua posizione sia nota, non è facilmente accessibile a causa delle correnti e delle condizioni marine difficili della zona.

Il relitto del V-1302 John Mahn è stato oggetto di interesse da parte dei subacquei e degli storici, poiché rappresenta un importante monumento storico della seconda guerra mondiale. Tuttavia, essendo un sito di guerra, è protetto dalla legge e non è consentito l'accesso senza autorizzazione.

Gli studi

Come ti avevo già anticipato, da anni i ricercatori degli Stati che si affacciano sul Mar del Nord conducono una serie di studi per analizzare meglio l'impatto dei relitti abbandonati sui fondali. Tra questi, "North Sea Wrecks" è uno studio condotto da un team di archeologi subacquei, biologi marini e altri esperti del Regno Unito e dei Paesi Bassi. La ricerca si è concentrata sulle numerose navi affondate durante la seconda guerra mondiale nel Mar del Nord, al fine di comprendere l'impatto dell'affondamento di queste navi sulle acque del Nord Europa e sulla vita marina locale.

Il team ha esaminato circa 350 relitti di navi affondate durante la seconda guerra mondiale, in particolare quelli che giacciono nel Mare del Nord. Gli esperti hanno utilizzato dati raccolti tramite il sonar a scansione laterale e altre tecnologie subacquee per mappare e studiare i relitti.

Tuttavia, lo studio di cui più vale la pena fare menzione, specialmente per la sua attenzione all'impatto ambientale delle imbarcazioni, è quello di un team di ricercatori del Belgio, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Marine Science dal titolo "80 years later: Marine sediments still influenced by an old war ship".

80 years later: marine sediments still influenced by an old war ship

Lo studio si riferisce all'analisi della presenza di contaminanti in sedimenti marini vicino al relitto di una nave da guerra affondata durante la Seconda Guerra Mondiale nel Mar del Nord.

Gli autori hanno esaminato campioni di sedimenti prelevati vicino al relitto della nave da guerra e hanno scoperto che ancora oggi, dopo 80 anni, i sedimenti sono contaminati da metalli pesanti e altri composti chimici tossici associati alla nave. La ricerca dimostra come le attività umane possono avere effetti duraturi sull'ambiente marino e come gli effetti della guerra possono durare a lungo dopo la fine delle ostilità.

Lo studio inoltre ha implicazioni importanti per la gestione delle acque costiere e la conservazione degli ecosistemi marini, poiché suggerisce che anche le attività umane passate possono avere effetti a lungo termine sull'ambiente e sulla salute umana.

Credit foto:

Immagine di copertina: Wikipedia Creative_Commons_Juha Flinkman

Foto articolo: Augusta 89_Wikipedia