Nel Nord America i pollini arrivano prima, sono più forti e di più: così il riscaldamento globale manda in crisi gli allergici

A causa del riscaldamento globale, il periodo dei pollini diventa più lungo e più intenso, rendendo sempre più difficile la vita di chi soffre di allergia e crisi asmatiche.
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Sara Del Dot 10 Febbraio 2021

Per gli allergici il periodo dell’impollinazione è un vero e proprio incubo. Naso che cola, occhi rossi, starnuti ogni tre parole… Insomma, un disastro. Se anche tu fai parte della folta schiera degli allergici stagionali, sappi che se in questi anni percepisci la tua situazione peggiorare c’è qualcosa contro cui puoi puntare il dito ed è il riscaldamento globale.

Secondo uno studio pubblicato su Pnas, Proceedings of the National Academy of Sciences, in cui sono presentati i dati raccolti dal Dipartimento di Biologia dell’Università dello Utah, infatti, a differenza degli anni Novanta oggi il periodo dell’impollinazione dura più tempo ed è molto più intenso.

I ricercatori hanno valutato che in tutto il Nord America, dal 1990 al 2018 si è registrata una variazione sia dei tempi del periodo di impollinazione sia dell’intensità. Nello specifico, inizia 20 giorni prima, dura 10 giorni in più e coinvolge il 21% in più di pollini. Questo perché l’aumento dei pollini è strettamente collegato all’aumento delle temperature.

Sempre secondo le rilevazioni dei ricercatori, concentratesi nel Nord America, l’intervento umano sul clima ha contribuito per il 50% all’andamento delle stagioni del polline e per circa l’8% all’andamento della concentrazione del polline.

In pratica, il cambiamento climatico causato dalle cattive abitudini dell’uomo negli anni sta avendo effetti diretti ancora peggiori sulla salute delle persone, contribuendo all’aggravarsi di asma e reazioni allergiche spiacevoli. Una situazione che, in futuro, non è destinata a migliorare.