Nella fase 2 il caffè si consuma da asporto: un ritorno al monouso che deve essere sostenibile

Con il boom di delivery e asporto che caratterizza questo periodo, un pericoloso aumento della produzione di rifiuti plastici e monouso è dietro l’angolo. Ma compiere scelte sostenibili anche in un momento particolare come questo è possibile.
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Sara Del Dot 6 Maggio 2020

Siamo entrati nella fase due. Ciò significa riapertura, anche se non per tutti, anche se in una forma un po’ diversa. E finalmente il rito dell’espresso del bar che tanto ci è mancato può finalmente tornare in auge, anche se in modalità post-lockdown. Niente chiacchierate seduti ai tavolini all’aperto quindi, niente colazione al bancone del bar, niente incontri pomeridiani davanti a una tazzina di caffè o una spremuta, ma almeno i locali possono pian piano ripartire. Sempre mantenendo la distanza di sicurezza.

Certo, ci vorrà un po’ per abituarsi al cambiamento che ha investito questo settore. Strano andare a prendere caffè e cornetto e trovare, appena oltre la porta del bar, un grosso vetro in plexiglass che ci separa dal lungo bancone a cui non molto tempo fa stavamo appollaiati a decine in attesa di ricevere il piattino con la brioche e la tazza del macchiato.

Basta farsi un giro per le vie del centro ripopolate da volti coperti dalle mascherine per intuire che a partire da oggi, e per ancora un po’ di tempo, il mondo della ristorazione si baserà sull’attività di asporto. Ogni cosa, dal caffè, al cornetto, alla pizza, alla lasagna, alle tagliatelle al tartufo verrà inscatolata, insacchettata e portata dal bar o dal ristorante direttamente a casa. Un bello shock, certo, ma anche l’unico modo in cui è possibile consentire a queste attività di rimettersi in carreggiata per uscire da un periodo devastante a livello economico. E anche un modo, per noi, di riavvicinarci alle abitudini che in questi mesi non abbiamo mai dimenticato.

Oggi, nelle città, alcuni bar hanno ricominciato ad accogliere clienti, altri sono ancora chiusi, altri ancora si stanno preparando con gli ultimi lavori per aprire le loro porte a file di clienti di cui potrà entrare una persona alla volta per uscire poco dopo con il suo contenitore. Il rischio, in tutto questo, è una produzione di rifiuti monouso più corposa del previsto.

Uno dei fenomeni a cui forse in questi mesi hai fatto poco caso è infatti la produzione e il conseguente smaltimento dei rifiuti. Secondo il dossier di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile “Pandemia e sfide green del nostro tempo”, il Coronavirus ha provocato non poche difficoltà al settore di smaltimento dei rifiuti, rallentato dalla carenza di dispositivi di protezione individuale e da difficoltà organizzative e logistiche, problematiche associate all’impennata di produzione di rifiuti in carta e plastica dovuta agli acquisti online e alle attività di asporto a cui i cittadini si sono appoggiati per far fronte alla necessità di rimanere in casa. Molta più plastica, quindi, provocata da packaging, delivery e grande distribuzione. E il caffè potrebbe presto aggiungersi a questa lista.

Oggi che l’asporto si sta trasformando nel principale canale attraverso cui le persone acquisteranno il cibo o semplicemente berranno un caffè, abbiamo deciso di capire se alla sostenibilità, in tutto questo, è riservato un occhio di riguardo o se, come nel caso delle mascherine e dei guanti abbandonati dappertutto e dispersi nell’ambiente, il Covid-19 ci porterà a dimenticare qualunque altra cosa.

Per questo, abbiamo fatto un giro per i locali della città di Trento, chiedendo un caffè da dietro tavoli, distributori di disinfettanti e barriere in plexiglass. Il responso è stato positivo. Su sei bar del centro in cui siamo stati, in quattro utilizzano materiali compostabili e biodegradabili per distribuire il caffè monouso e soltanto due ci hanno servito la bevanda in una tazzina in polistirene riciclabile (PS 06).

Ciò significa che la maggior parte delle tazzine monouso distribuite non sono nocive per l’ambiente ed è probabile che, considerata l’eccezionalità della situazione, molti esercizi non tarderanno ad adeguarsi alle scelte di sostenibilità necessarie per non provocare danni all’ambiente anche in questo periodo così delicato.