Nelle isole Shetland un rifugio cura le foche a rischio sopravvivenza per l’inquinamento

Impigliate nelle reti da pesca, ferite da fettucce di plastica o avvelenate dalle sostanze inquinante che vengono liberate in mare attraverso impianti idrici e fognature. Nelle isole dell’arcipelago di Shetland sempre più foche hanno bisogno di ricevere cure presso l’Hillswick Wildlife Sanctuary.
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Gaia Cortese 20 Marzo 2023

Nelle isole dell’arcipelago delle Shetland le foche lottano per la sopravvivenza a causa dell’inquinamento. Negli ultimi tempi diverse foche hanno raggiunto l'Hillswick Wildlife Sanctuary, un rifugio sulla costa settentrionale di un’isola dell’arcipelago britannico in condizioni drammatiche.

In seguito all’ingestione accidentale di alimenti e acqua contaminati, oltre che di microplastiche presenti nell’ambiente marino, numerose foche corrono un alto rischio di morire. Alcune di loro presentano anche gravi lesioni al collo perché precedentemente sono rimaste impigliate in fettucce di plastica o nelle reti da pesca che vengono abbandonate in mare.

Il rifugio che sta accogliendo le foche si trova a Hillswick, un villaggio a nord di Lerwick, la città principale delle Shetland, I gestori del santuario, Pete e Jan Bevington, hanno confermato l'ipotesi che gli alti tassi di inquinamento si stiano ripercuotendo sugli animali, in particolare sulle popolazioni di foche dell'arcipelago delle Shetland, noto per le coste frastagliate e le imponenti scogliere, ma soprattutto per la ricca fauna selvatica.

"Un tempo era molto più facile prendersi cura delle foche – ha dichiarato Pete Bevington -. Erano più grandi, più forti e più resistenti. Ora è molto più difficile tenerle in vita, e le stiamo perdendo più di prima".

Secondo un rapporto dell'Agenzia per l'ambiente del governo del Regno Unito, pubblicato a gennaio, gli impatti dei cambiamenti climatici sono stati collegati all'aumento del rilascio di sostanze chimiche pericolose provenienti dagli impianti idrici e dalle fognature.

Tali sostanze chimiche possono includere i bifenili policlorurati (PCB), che sebbene vietati a metà degli anni Ottanta trovano ancora la loro strada nell'ambiente marino attraverso la distruzione e lo smaltimento di impianti industriali e di vecchie apparecchiature.