Neve cocomero: perché a volte il manto si colora di una varietà simile a quella dell’anguria?

Si tratta di un fenomeno che si verifica a una determinata altitudine e che riguarda la presenza di organismi nel nevischio.
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Francesco Castagna 16 Gennaio 2024

Chi l'ha detto che la neve è sempre bianca? Abbiamo imparato sin da piccoli che questo fosse il colore da associare al nevischio, ma in realtà non sempre è così. A un'altitudine superiore ai 3000mila metri fino all'incirca ai 3600 la neve può essere anche rossiccia. Che succede? Anche qui c'entra l'essere umano con uno stile di vita altamente insostenibile per la natura? Non proprio, cerchiamo di spiegare perché, in alcuni casi, ci troviamo di fronte a quello che potrebbe risultare uno spettacolo meraviglioso.

Il manto rossiccio viene chiamato anche "neve cocomero": osservando questo strato di nevischio da vicino è facile riconoscere una varietà di colori molto simile a quella del frutto. Nessun colorante è stato sparso, né si tratta di una manifestazione di disobbedienza civile di qualche gruppo ambientalista. La colorazione del manto nevoso dipende da qualcosa di diverso: si tratta di una reazione alla presenza di organismi, un fenomeno che si può osservare comunemente in California o in Sierra Nevada, dove le temperature rimangono generalmente basse fino all'arrivo dell'estate.

Camminando sopra la neve con gli scarponi in questi meravigliosi scenari potremo notare che le nostre impronte saranno di colore rosa. Questo perché in quel manto nevoso è presente un'alga: la Chlamydomonas nivalis. Il fenomeno accade specialmente quando il sole riscalda, e quindi scioglie, tutti gli avanzi dell'inverno. Alcuni dicono che questo tipo di neve sia più dolce rispetto a quella comune, proprio come il cocomero. Si tratta quindi di una reazione naturale delle alghe che, colpite da tanto sole, è come se si proteggessero dalle radiazioni. Anche le alghe hanno il loro tipo di crema solare: i carotenoidi rossi luminosi. Queste sostanze vengono rilasciate nella neve e la fanno riscaldare più rapidamente.

In questo caso, si creano dei fori nella neve chiamati "sun cups", dove è possibile osservare la presenza di questo tipo di alghe che, a differenza di molte altre specie, prosperano con il freddo. Si tratta quindi di un effetto del riscaldamento globale di origine antropica dunque? No, a parlarne infatti era già Aristofane nel 450 a.C., anche se ciò non significa che il fenomeno non debba continuare a essere tenuto sotto osservazione.