“No bassaran”: cosa vogliono gli ambientalisti francesi che hanno preso parte alla protesta

Oltre ai manifestanti scesi in piazza in Francia per protestare contro la riforma delle pensioni, ora il Presidente Macron dovrà rispondere anche alle istanze degli ecologisti.
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Francesco Castagna 28 Marzo 2023

Come in Italia e in tutto il mondo, anche in Francia le proteste per i diritti sociali delle classi lavoratrici incontrato le istanze dei gruppi ambientalisti locali. Questo perché in Francia non si sta manifestando soltanto contro la riforma delle pensioni fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron. Negli ultimi giorni si contestano al governo anche le scelte prese in merito a un bacino artificiale, che dovrebbe essere costruito e che potrebbe impattare sull'ecosistema artificiale.

Per questo motivo infatti un gruppo di circa 30mila attivisti ambientalisti è sceso in piazza negli ultimi giorni, perché preoccupato a causa di una nuova opera in programma nella città di Sainte-Soline. Proprio in questa città sono in corso da giorni degli scontri tra i manifestanti e la polizia. Il governo ha fortemente condannato le azioni della protesta, definendola un atto organizzato dalla sinistra radicale e dall'estrema sinistra.

A queste dichiarazioni, fatte dal ministro dell'Interno Gérald Darmanin, sono arrivate le risposte di più parlamentari. Una di queste è quella di Arnaud Le Gall, che sui social ha risposto al ministro: "Messaggio di un ministro in via di fascizzazione. Questo governo è la vergogna della Francia. Da tutto il mondo, anche da liberali non di sinistra, sono arrivati messaggi pubblici di sostegno ai manifestanti repressi in tutta la Francia".

Le proteste ambientaliste

"L'obiettivo è avvicinarsi e accerchiare il bacino per fermare il cantiere ", ha dichiarato un membro delle "Rivolte della Terra" (Les Soulèvements de la Terre) (il movimento ambientalista che sta guidando le proteste) durante il corteo. Ma per quale motivo gli attivisti stanno scioperando? Perché nei pressi della città, nella regione della Nuova Aquitania, è in costruzione un bacino idrico dalle dimensioni rilevanti con il fine di raccogliere le acque da utilizzare per l'irrigazione dei campi delle colture intensive in modo da contrastare la siccità.

"No bassaran" gridano gli attivisti di Les Soulèvements de la Terre, scrivendo in un comunicato: "Ribadiamo la nostra richiesta di fermare immediatamente i lavori e di aprire un dialogo sulla conservazione e la condivisione dell'acqua per l'imminente fine dei progetti dei mega-bacini. Nonostante la brutalità senza precedenti del governo, il movimento è ancora rafforzato da questo livello di mobilitazione senza precedenti. E lo diciamo: se il governo persiste, torneremo e continueremo a trovare modi per fermare i progetti attraverso atti di disobbedienza sempre più massicci".

Non è l'unico bacino presente nel Paese, queste opere fanno parte di un progetto risalente al 2018 che coinvolge circa 450 agricoltori ed sostenuto dallo Stato. Con un costo di 76 milioni di euro, l'obiettivo è trattenere l'acqua in inverno, prelevandola dalle falde acquifere, per poi permetterne l'utilizzo in estate, quando le precipitazioni sono scarse.

Lo scontro quindi, oltre ad essere tra lo Stato e gli attivisti, è tra quest'ultimo e gli agricoltori. Se quest'ultimi infatti lo ritengono un progetto fondamentale per la sopravvivenza delle aziende, gli attivisti ne denunciano una monopolizzazione e un accaparramento dell'acqua da parte del settore agricolo di fronte ai cambiamenti climatici, inoltre chiedono il blocco per la costruzione di mega-bacini idrici per lanciare un progetto territoriale mirato alla condivisione dell'acqua.

Credit foto immagine di copertina:Les "Soulèvements de la Terre"