Non è un paradosso: l’agricoltura urbana sarebbe più sostenibile (e feconda) di quella tradizionale

Sempre più diffusi, gli orti urbani non sono solo economici ed educativi, ma a quanto pare sostenibili e fruttuosi. Abbassano le emissioni e, secondo un recente studio, alcuni ortaggi crescono meglio proprio nei terreni cittadini.
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Sara Polotti 5 Ottobre 2022

Ti è mai capitato di passare accanto a un orto urbano e di pensare se le verdure fossero commestibili e salutari? Il dubbio è legittimo, dal momento che è noto a tutti come funzioni la fotosintesi clorofilliana, e dal momento che l'associazione emissioni-foglie è ciò che salta subito in mente. Ma non dovresti preoccuparti: le verdure coltivate negli orti urbani non sono solo sicure, ma sono anche una valida alternativa all'agricoltura tradizionale.

In un circolo virtuoso, aiutano a tenere pulita l'aria, sono più sostenibili e rappresentano un'essenziale risorsa per i momenti di crisi. E sì, gli ortaggi crescono in abbondanza.

Orti urbani VS agricoltura tradizionale

Prima di tutto, bisogna sfatare un mito: come segnalato da una recente ricerca condotta dagli studiosi e dalle studiose dell'Università di Lancaster e pubblicata su Earth's Future, che mostra appunto i benefici ecologici degli orti in città e nelle periferie, l'agricoltura urbana può tranquillamente essere comparata a quella tradizionale, in termini di produttività. L'idea che gli orti urbani siano per forza scarni e "inutili" per il fabbisogno della popolazione è assolutamente fuorviante.

Commentando i risultati dello studio intitolato How Much Food Can We Grow in Urban Areas? Food Production and Crop Yields of Urban Agriculture: A Meta-Analysis, uno dei professori responsabili (Jeff Davies, responsabile di un progetto multidisciplinare chiamato Rurban Revolution, il cui scopo è raccogliere dati riguardanti le colture urbane) ha sottolineato come ritenere gli orti cittadini una fonte povera e inutile di cibo sia sbagliato. I dati raccolti globalmente, infatti, mostrano come in realtà questi offrano quantità notevoli di alimenti vegetali. Addirittura, alcuni ortaggi crescono meglio e più rigogliosi in città, come per esempio i cetrioli, i tuberi e la lattuga.

Perché gli orti urbani sono più sostenibili

Sfatato il mito relativo alla quantità di ortaggi prodotti in città, è possibile concentrarsi sui benefici degli orti urbani. Implementarli rendendoli fecondi e più diffusi nei territori urbani e peri-urbani, infatti, ridurrebbe il bisogno di agricoltura massiva e intensiva, coprendo il fabbisogno di una parte della popolazione e tagliando così la necessità di sfruttare i terreni esterni alle città fino all'eccesso. Sfruttarli, quindi, significherebbe contribuire a creare un ambiente urbano più salubre, sostenibile e resiliente (anche in caso di emergenza).

Peraltro, sono diverse le zone urbane adattabili a questo scopo: invece di pensare solo ad appezzamenti di terreno sgombri e vuoti (difficili da trovare in tutti i centri cittadini), è possibile prendere in considerazione giardini domestici, capannoni, pareti verticali e tetti.

Il circolo virtuoso

Oltre a essere del tutto sicure da mangiare, le verdure prodotte negli orti urbani – se questi verranno implementati e massimizzati – potrebbero coprire il fabbisogno del 30% circa della popolazione, aiutando allo stesso tempo le città a diventare più verdi abbassando l'inquinamento e andando a beneficio dello stato di salute delle persone che vivono nella zona. Grazie agli orti urbani, infatti, si tagliano le emissioni dovute al trasporto degli alimenti e allo stesso tempo si riempiono di piante i centri urbani, abbassando l'inquinamento.